targa florio

50^ TARGA FLORIO

8 maggio 1966

1

PORSCHE 906 CARRERA 6 (#148) - WILLY MAIRESSE / HERBERT MÜLLER 

KM. 720,000

PICCOLO CIRCUITO in 7h. 16' 32" 98,961 kmh. 10 giri - ISCRITTI part. 70 claSs. 43 (V.NAZ.)

2

FERRARI DINO 206 S (#196) - JEAN GUICHET / GIANCARLO BAGHETTI

3

PORSCHE CARRERA 6 (#144) - ANTONIO PUCCI / VINCENZO ARENA

4

ALFA ROMEO TZ 2 (#126) - ENRICO PINTO / NINO TODARO

5

PORSCHE CARRERA 6 (#150) - CLAUDE BOURRILOT / UMBERTO MAGLIOLI

6

ALPINE RENAULT A110 (#72) - ROGER DELAGENESTE / JOSÉ ROSINSKI

7

ALPINE RENAULT A110 (#78) - JEAN VINATIER / PIERRE ORSINI

8

PORSCHE CARRERA 6 (#156) - IGNAZIO CAPUANO / FERDINANDO LATTERI

9

MG B (#64) - TIMO MÄKINEN / JOHN RHODES

10

ALFA ROMEO TZ 2 (#130) - ROBERTO BUSSINELLO / LUCIANO BIANCHI

11

LANCIA FULVIA HF (#18) - LEO CELLA / ACHILLE MARZI
12FORD GT40 (#176) - GUY LIGIER / HENRI GREDER
13ALFA ROMEO TZ 2 (#114) - TEODORO ZECCOLI / "GEKI" GIACOMO RUSSO

14

FERRARI DINO (#210) - GIAMPIERO BISCALDI / MARIO CASONI
15[154] Hans Kuhnis / Heini Walter Porsche Carrera 6-906-6/2,0
16[180] Clemente Ravetto / Gaetano Starrabba Ferrari 250 LM/3,3
17[232] Francesco Lessona / Antonio NICODEMI Ferrari 250 LM/3,3<
18[74] Jean Pierre Hanrioud / Jean FranCois Piot Alpine A110 Renault/ 1,3
19[66] John Handley/Andrew HEDGES MG B /1,8
20[208] RAUNO AALTONEN / Clive Baker Austin - HEALEY Sprite/1,3
21[214] Raffaele Pinto / Silvestre SEMILIA ASA 411/1,1
22[98] ANDRE Guilhaudin / Joseph Thomas Alpine A110 Renault/l,3
23[36] Claudio Maglioli / «MC» [=Marco CROSINA] Lancia Fulvia HF/1,2
24[120] Girolamo Capra / Giovanni Galli Alfa Romeo Giulia TZ1/1,6
25[60] Carlo Fabri / Corrado FERLAINO Porsche 911/2,0
26[54] Tullio Sergio Marchesi / Renzo Sinibaldi Ferrari 275 GTB - C/3,3
27[100] Stefano Alongi / Giovanni Rizzo Alfa Romeo Giulietta SZ/1,3
28[ 122] Pietro Lo Piccolo / Salvatore SUTERA Alfa Romeo Giulia TZ1 /1,6
29[128] «Johnny Walker» [=Nino Bartolomei] / «Joselito» [=Emanuele Trapani] Alfa Romeo Giulia TZ 1/1,6
30[174] Jack Epstein/ Paul Hawkins Ferrari 250 LM/3,3
31[52] Jean Pierre Nicholas /Jean Loup Pellecuer  PORSCHE 911/2,0
32[4] «Trinacria» / «Zerimar» [=Giuseppe Pirrone] Lancia Fulvia HF/1,2
33[24] Carlo Pietromarchi / R. Torinielli Lancia Fulvia HF/1,2
34[34] Francesco Cosentino / Walfrido Orecchioni Lancia Fulvia HF/1,2
35[2] Giuseppe GAROFALO / Vincenzo Mirto Randazzo Lancia Fulvia HF/1,2
36[206] Francesco TAGLIAVIA / Pietro Termini Ferrari 500 TRC/2,0
37[82] «Sancho» / «Tio Pepe» Alfa Romeo Giulietta SZ/1,3
38[84] Mauro Battista / Alfio Monaco Alfa Romeo Giulietta SZ/1,3
39168] Matteo Marsala / Adriano Reale Ferrari 250 GTO/3,0
40[88] Salvatore Maggiore / Giuseppe Valenza Abarth SiMca 1300
41[116] Carmelo Giugno / Giuseppe Parla Alfa Romeo Giulia TZ1/1,6
42[86] «Ben Hur» [Emanuele Benedetto] / «The Tortoise» [Vittorio Orlando] Alfa Romeo Giulietta SZ/1,3
43[48] Licio Pardi / Rolando Tarenghi  Porsche 356 SC/l,6
ftm[224] Colin Davis / GUNTHER KLASS Porsche Carrera 6-906-8/2,2
rit [146] Turillo Barbuscia / Secondo Ridolfi  Porsche 904 GTS/2,0
rit [202] Giorgio Pianta / «Sir Ortensio»  ASA 1,8
rit[204] Mike Parkes / Lodovico Scarfiotti Ferrari Dino 206 S/2,0
rit[218] Joakim Bonnier / Gerhard Mitter GIRO VELOCE (Porsche carrera 6 906-6/2,0)
rit[230] Lorenzo Bandini / Nino Vaccarella  Ferrari 330 P3/4.0
rit [10] Giuseppe Calarese / Franco Lisitano  Alfa Romeo Giulietta Sprint/1,3
rit[14] Giuseppe De Gregorio / Libero MARCHIOLO Lancia  Fulvia HF/1,2
rit [124] Alessandro Federico / «Shangri-La» [=Romano Martini]  Alfa Romeo Giulia TZ2/1,6
rit [200] Dieter Glemser / Hans Herrmann  Porsche Carrera6-906-6/2,0
rit[216] Giuseppe Dalla Torre / Spartaco Dini  ASA 411/1,1
rit [26] Mario Raimondo / «Goldfinger»  Lancia Fulvia HF/1,2
rit [90] Enzo Buzzetti / Giuseppe Virgilio Fiat Abarth 1300 OT
rit [12] Sergio Mantia / «Luen» [=Renzo Lunetta] Lancia Fulvia HF/1,2
rit [76] Bengt Jansson / Pauli Toivonen  Alpine A110 Renault/1,3
rit[96] Toti Fenga / B. gumina  Alfa Romeo Giulietta SZ/1,3
rit [ 192] Antonio Ciccia / Filippo Di Liberto  Osca Mt 4 1,5
rit [228] Luciano Conti / Vittorio Venturi  Ferrari 275 GTB - C/3,3
rit [32] Cucina / Salvatore GAGLIANO  Glas 1304 TS/1,3
rit [152] Andre Burgener / Dieter Spoerry Porsche Carrera 6-906-6/2,0
rit[162] Alan Minshaw / Ted WORSWICK  Austin-Healey 3000
rit[178] Ed Freutel / Tony Settember  AC Shelby Cobra - Ford/7,0
rit[226] Edgar Berney / Antonio Nieri  Bizzarrini GT Strada/5,3
rit [92] Alfio Gambero / Francesco patane'  Abarth Simca 1300
rit [142] Gaetano Lo Jacono / Alfonso Merendino  Porsche 356 B Carrera/2,0
rit[170] Arthur W. Swanson / Robert Ennis  Ferrari 250 LM/3,3
rit [220] Peter De Klerk / Michael De'Udy  Porsche Carrera 6-906-6/2,0

I a Ferrari partecipò con una sola P 3. Fino all'ultimo Vaccarella e Bandini diedero l'impressione di poter ripetere l'exploit del '65 superando la resistenza delle numerose Porsche in gara; ma, proprio a due giri dalla fine i tifosi non videro arrivare l'attesa macchina rossa alla quale avrebbero voluto tributare il sesto trionfo. Lorenzo Bandini, che si trovava al volante, era finito in una scarpata, mentre cercava di sorpassare la GTO del palermitano Marsala. Vinceva così la Porsche Carrera della Scuderia Filippinetti condotta da Mairesse - Muller alla media di Km. h 98,961.

 


Al sesto giro incidente per la Ferrari P3 di Vaccarella/Bandini con quest'ultimo al volante, la vittoria va così alla Porsche Carrera 6 della Scuderia svizzera Filipinetti condotta dal francese Willy Mairesse e dall'elvetico Herbert Muller.

 

Clemente Ravetto su Ferrari 250 LM

 

TARGA FLORIO 1966 1^ PARTE

TARGA FLORIO 1966 2^ PARTE

REALTA' E FINZIONE MICHEL VAILLANT 

Da Ferrari che macchine Editoriale Internazionale, il ricordo di Clemente Ravetto:

... L'anno dopo comprai una «Le Mans». Era quella di Sergio BETTOJA, ma lui non ci aveva mai corso. L'aveva prestata a de Adamich, a Casoni e poi a Vaccarella. Nino, a Pergusa, aveva avuto un brutto incidente e la macchina, semi distrutta, era tornata a Maranello dove l'avevano rimessa a nuovo. Credo di averla pagata sei milioni e mezzo. Anche con quella feci la Targa Florio e vinsi di nuovo la classe. Ma fu una vittoria più avventurosa che in precedenza. Al via, il primo a partire della mia classe era Guy LIGIER, con la Ford «GT 40», poi c'erano altri quattro o cinque concorrenti e infine c'ero io, l'ultimo. Già alla fine del primo giro li avevo superati tutti, meno LIGIER. Ma gli ero dietro. Ricordo che avevo intravisto la sagoma bianca della sua vettura alla fine del rettilineo di Bonfornello. Tra parentesi, in quella edizione, feci registrare la più alta velocità di punta, 281 chilometri all'ora, che credo sia rimasta imbattuta per diverso tempo. O forse non l'ha più battuta nessuno: non so, non me ne sono più interessato. Come dicevo, ero ormai in vista di LIGIER, ma purtroppo mi si è rotta la seconda marcia. Le altre entravano, ma la seconda no. E siccome per mettere la prima c'era una specie di catenaccio che costringeva necessariamente a passare per la seconda, la cosa si fece più grave del previsto, una vera tortura. Comunque io e Gaetano Starrabba continuammo, sempre dietro alla «GT 40». Finché, all'ultimo giro, vedo la vettura di LIGIER fuori strada, dentro un abbeveratoio per cavalli, all'ingresso di Collesano Campofelice, sulla sinistra, in discesa. Bene, ho pensato, ho vinto. E infatti all'arrivo vengo subito festeggiato. Ma dopo cinque minuti arriva il conte Federico, direttore di gara e mi dice: eh no, caro, non hai vinto, perché dice il regolamento che valgono le posizioni del momento in cui il primo assoluto taglia il traguardo. E in effetti, quando Mairesse, con la Porsche, era arrivato, LIGIER non era ancora uscito di strada, quindi il primo di classe era lui. Bene, dissi io, e allora chiedo una verifica della cilindrata e della capacità del serbatoio della Ford che ha vinto. È un mio diritto. Sicuro, dissero loro, ma la macchina non c'è, è a Campofelice. E allora? E allora se la macchina non è giunta al traguardo probabilmente hai vinto tu. E infatti fu così. Tralascio di raccontare quello che poi fece LIGIER, alla sera, a cena. Fu molto poco sportivo, volò anche qualche seggiola. Pazienza. ...

Dal Numero Unico della 51^ Targa Florio (Automobile Club Palermo)

Sessant'anni di Targa Florio di Severo Boschi vincitore del premio giornalistico indetto per il cinquantenario della Targa Florio
Chissà quante volte l'hanno scritto. Chissà quante volte chi ha accostato questa terra, chi vi si è imbattuto, ha provato la sensazione che alimenta il mio ricordo: colori fondi, pieni , lucidi; anche il bianco. In contrasto molto più netto del contrasto suggerito dall'incubo dei contorni mutevoli e irripetibili. Qui, nel vivo dell'Isola che erompe dal mare dei Ciclopi si rinnova fra pochi giorni il mito (è terra di miti sempiterni) della corsa su strada più antica e favolosa, la Targa Florio
Da sessant'anni quasi puntualmente la competizione va in macchina (due guerre hanno cancellato dal novero dieci edizioni; ed è questa la cinquantesima, quella delle nozze d'oro con lo sport) : 6 maggio 1906, 8 maggio 1966, la storia delle quattro ruote condensata in un fazzoletto di terra irto di spigoli acuti e acceso dal sole. Nomi, nomi, Cagno, Nazzaro, Naudin, Trucco, GOUX, Boillot, Ceirano, Cortese, Masetti, MEREGALLI, Ferrari, Campari, SIVOCCI, MINOIA, Segrave, Ascari, WERNER, Bordino, Costantini, De VIZCAYA, Materassi, Maserati, Conelli, Divo, Chiron, Madame JUNEK, Fagioli, DREYFUS, Brilli Peri, Nuvolari, Varzi, Arcangeli, Borzacchini, Ghersi, Brivio, Severi, Villoresi, Taruffi soltanto negli anni che arrivano alla seconda guerra mondiale. Nomi, nomi: le Madonie, Bonfornello, Cefalù, Termini Imerese, Cerda, Castellana, Petralia, Caltavuturo, San Calogero, Castelbuono. E leggende di briganti e di mafia, di fenici, di cartaginesi, di normanni e di arabi, di patrizi e di picciotti. Questa è la corsa, questo è il quadro, la terra di Belisario e di Manfredi.
Chiedo l'avallo di Enzo Ferrari per introdurre queste righe a quell'abbozzo di ritratto che il costume mi suggerisce destinato a Vincenzo Florio. È la prima Targa che il costruttore vocato, ha vent'anni, abbia osato affrontare. « Stavo per raggiungere Campofelice — racconta l'uomo di Maranello — seguito abbastanza da vicino da altre due macchine, quando tre carabinieri piazzati a gambe larghe nel mezzo della strada ci fecero segno di fermarci. Non si dice mai di no ai carabinieri e così, con deferenza, chiedemmo la ragione della sosta forzata. « Nessun incidente, nessun pericolo, ci risposero i militi della Benemerita, soltanto dovete, avere pazienza, il Presidente deve finire il suo discorso ». Pochi metri più avanti, dopo una curva, la sede stradale formicolava di gente e la via era intasata fino alla piazza centrale del paese. I siciliani erano là ad applaudire Vittorio Emanuele Orlando, presidente della Vittoria. Noi abbozzammo alcune timide proteste assolutamente vane. Il discorso fu abbastanza lungo e quando finì non ci fu data ancora via libera. Ci fu soltanto concesso dopo accorate insistenze di accodare le nostre' macchine al corteo presidenziale. Avanzammo così per qualche chilometro insieme alla nera berlina De Dion BOUTON e fummo liberi di precipitarci verso il traguardo soltanto quando la macchina del presidente si avviò per una via laterale. All'arrivo, cronometristi e spettatori erano già scomparsi con l'ultimo treno per Palermo. Un carabiniere, munito di sveglia, registrava paziente i tempi dei ritardatori arrotondando al minuto. Il lunedì seguente mi presentai a Don Vincenzino Florio. Con la sua scanzonata autorità mi disse: « Di che ti lamenti? Eri in ritardo, non hai rischiato nulla e ti facciamo persino il regalo di infilarti nella classifica! ». Mi venne assegnato il nono posto; tutto sommato, un piccolo successo. Don Vincenzino Florio! Per me un maestro di sport; poi divenne un amico; ora resta nella mia memoria al piano superiore, dove vivono i pionieri ».
In Sicilia Ferrari era giunto qualche giorno prima della corsa su un piroscafo di linea della flotta Florio, il « Città di Siracusa » e dalla famiglia Florio e di Vincenzo Florio tutta l'Isola gli avrebbe parlato per decenni. Non solo l'Isola, del resto: di quel pioniere che, dopo aver cercato le vie del cielo sui palloni aerostatici aveva sovvenuto le prime fabbriche di velivoli, che aveva fatto il corridore, l'organizzatore, il costruttore; e che per primo si era assunto la protezione di Felice Nazzaro; che pur possedendo assieme al fratello Ignazio una ricchezza enorme, inconcepibile per le dimensioni del nostro tempo, aveva saputo conservarsi cordiale con tutti; che aveva fatto erigere i primi gran di alberghi nell'Isola; e che, non ancora soddisfatto, aveva tenuto a battesimo la corsa che come nessun'altra avrebbe dato impulso al motorismo. Perfezionando la decisione — pare — al termine di un colloquio con Henry Desgrange. « Il giorno della prima edizione lo spettacolo si presentò affascinante, ricorda Bradley. Festoni di limoni e di aranci sovrastavano la linea di partenza; sul ciglio della strada fra cactus ed eucalipti fiammeggiava il rosso dei gerani, mentre sul fondo si intravvedeva l'azzurro dai toni mutevoli del Mediterraneo. Verdeggiante fino alla vetta di oltre 1700 metri, l'imponente massa di San Calogero si ergeva come un benevolo custode ». Colori, colore. I colori, il colore di sempre.
Produttive per lo sviluppo turistico dell'Isola non meno che per il progresso, le macchine erano « eroiche » sì; ma nondimeno motivo di non trascurabile turbamento, in quel tempo: non era però Vincenzo Florio uomo che s'importasse delle critiche quando sapeva di trovarsi nel giusto. Pochi anni dopo l'avrebbero portato in trionfo proprio per la sua corsa, perché l'aveva follemente voluta: una corsa che avrebbe egli stesso disputato più volte, secondo nel 1909. Costantemente all'avanguardia nella imposizione dei criteri tecnici di regolamento, il patrizio isolano avrebbe conosciuto la targa consegnata ormai stabilmente al successo, avrebbe come nessuno apprezzato Nuvolari, avrebbe come nessuno sofferto delle interruzioni imposte dalla guerra alla competizione; per coprire poi posizioni di rilievo nell'automobilismo ufficiale del Paese (nell'automobilismo « vero » di tutto il mondo essendo già clamorosamente noto da anni), direttore dell'autodromo di Manza. Incapace della rinuncia a « rientrare », però: per tornare a casa, per rilanciare la creatura prediletta. Ancora oggi vitale nella sua memoria, a sessant'anni dalla prima kermesse, dopo la più nutrita e sconcertante episodica che si conosca. Sessant'anni dopo. Quando batte il turno della cinquantesima edizione.
Severo Boschi