LANCIA

Vincenzo Lancia, figlio di un ricco produttore di saponi, inizio il suo apprendistato con Ceirano, nel 1898. Appena due anni più tardi, la Fiat rilevò la Ceirano, e cosi Lancia si ritrovò alle dipendenze dell'allora nascente fabbrica torinese. Ottimo pilota, Vincenzo Lancia corse con automobili Fiat sino al 1908, sebbene già dal 1906 avesse fondato una fabbrica  tutta sua. Nel febbraio 1907, a causa di un incendio che aveva seriamente danneggiato gli impianti, la Lancia fu costretta a sospendere provvisoriamente la sua produzione. L'anno seguente, Vincenzo Lancia presento la Alpha, con motore di 2543 cm³. Nel 1908 usci la Dialpha (3815 cm³) che raggiunse una produzione di soli 23 unita, contro i 108 esemplari del modello precedente. Proseguendo a chiamare le sue automobili con le lettere dell'alfabeto greco, nel 1909 Lancia annuncio la Beta (3117 cm³), cui fece seguito, un anno più tardi, la Gamma (3460 cm³). Nel 1911 vennero messe a listino la Delta (4082 cm³) e la Didelta, quest'ultima appositamente progettata per le competizioni sportive. L'anno seguente queste due vetture vennero rimpiazzate da due modelli similari, che vennero denominati Epsilon e Zeta. La Eta, spinta da un motore di 4082 cm³ e presentata nel 1913, fu il primo modello Lancia offerto con impianto di illuminazione elettrico come optional. La Theta, con motore da 4939 cm³, fu messa a listino nel 1914 e sembra sia stata la prima automobile europea a essere equipaggiata di serie con impianto di illuminazione e dispositivo di avviamento elettrici. La prima Lancia del dopo guerra, la Kappa, fu in pratica una evoluzione della Theta, pero con motore a testata smontabile. Il 12 cilindri a V stretto, con motore monoblocco e 6032 cm³ di cilindrata, venne presentato al Salone di Parigi del 1919, ma non entrò mai in produzione. Questo modello montava una sospensione posteriore piuttosto strana, composta da molle a balestra semiellittiche più semibalestre a cantilever, ma con queste ultime collegate all'assale mediante cavi flessibili. La Kappa venne rimpiazzata dalla Dikappa, che aveva un motore con valvole in testa; successivamente, l'abbinamento tra il telaio della Dikappa e un 8 cilindri a V di 4595 cm³ con albero a camme in testa porto alla nascita della Trikappa. La Trikappa fece quasi da preludio alla famosa Lambda, presentata nel 1922 ed equipaggiata con un 4 cilindri a V stretto di 2120 cm³. La Lambda aveva sospensioni anteriori indipendenti con montante verticale telescopico e carrozzeria a scocca portante. Pur se nelle intenzioni del progettista essa non fu mai considerata una automobile sportiva, le notevoli prestazioni velocistiche e l'ottima maneggevolezza della Lambda finirono con il farla giustamente considerare come tale. Nel 1926, in coincidenza con il lancio della settima serie, la Lambda venne equipaggiata con un motore da 2370 cm³. Nella ottava serie del 1928-1929, la cilindrata venne ulteriormente maggiorata a 2570 cm³. Verso la fine del 1929, la Lancia mise a listino la lussuosa Dilambda, con soluzioni tecniche più tradizionali e motore V8 con valvole in testa da 3960 cm³ di cilindrata: di questo modello vennero costruiti circa 1700 esemplari. Nel 1931 la Lambda, che aveva ormai raggiunto la nona serie e 13000 esemplari prodotti, venne rimpiazzata dalla Artena (motore a 4 cilindri a V di 1925 cm³ con albero a camme in testa) e dalla Astura (nata con motore V8 di 2605 cm³ che, negli ultimi esemplari, venne maggiorato a 2972 cm³). Nel 1932 apparve un'altra Lancia con carrozzeria a scocca portante, famosa per la sua eccezionale tenuta di strada: la Augusta, da 1196 cm³ di cilindrata. Ispirandosi alla Augusta, Vincenzo Lancia disegno la Aprilia, un modello con carrozzeria senza montante centrale che venne lanciato nel 1937, appena prima della scomparsa del fondatore di questa Casa. Dalla Aprilia venne derivata la Ardea, entrata a listino nel 1939 e spinta da un motore di soli 903 cm³. Questa piccola Lancia rimase in produzione sino al 1953, mentre la sua sorella maggiore uscì di listino tre anni prima. A rimpiazzare la Aprilia giunse, nel 1950, la Aurelia, una vettura progettata da Vittorio Jano e inizialmente equipaggiata con un V6 di 1754 cm³. In seguito il suo motore venne portato prima a 1991 cm³, poi a 2261 cm³ e infine a 2451 cm³. La Aurelia, in versione GT, servì inoltre come base per i successivi modelli sport-competizione 023 e 024, sui quali vennero montati motori bialbero a camme in testa di 2693 cm³ e 2983 cm³, in qualche caso in versione sovralimentata. Nel 1953 il figlio di Vincenzo Lancia, Gianni (che aveva gia lavorato insieme a Jano nel progetto della Aurelia GT del 1950), disegnò la Appia (motore a 4 cilindri a V di 1091 cm³). Nonostante questi nuovi modelli avessero riscosso un buon successo, la Lancia incontro notevoli difficoltà finanziarie, e dopo un paio di anni Gianni Lancia decise di vendere la sua azienda alla Fiat. Nel 1956, l'Aurelia venne sostituita con la Flaminia, equipaggiata con una versione aggiornata del 2458 cm³ montato sulla Aurelia GT. Nel 1961 la Lancia, rompendo nettamente con la sua meccanica tradizionale, presento la Flavia, un'automobile a trazione anteriore progettata dall'ingegner Antonio Fessia, il creatore della famosa Fiat Topolino. Per la Flavia venne scelto un motore a 4 cilindri orizzontali contrapposti, nato con cilindrata di 1498 cm³ e maggiorato, tre anni dopo, a 1798 cm³. Nel 1964, la Appia venne tolta di listino e a rimpiazzarla nel ruolo di modello minore dell'intera gamma Lancia giunse un'altra vettura a trazione anteriore, la Fulvia. Nata con un motore di 1100 cm³, verso la fine degli anni Sessanta la Fulvia venne offerta anche con motori di 1216 cm³ e 1298 cm³. Nel 1972 fece la sua prima apparizione la Beta, una 2 volumi con motore bialbero a camme in testa offerto nelle cilindrate di 1298 cm³, 1585 cm³ e 1995 cm³. Parallelamente alla Beta, la Lancia tenne in produzione anche la Gamma, una berlina con motore a 4 cilindri orizzontali contrapposti e albero a camme in testa con cilindrate di 1999 cm³ o 2484 cm³. La Stratos, un modello prettamente sportivo e prodotto in piccola serie, inizio ad uscire dalle linee di montaggio nel 1973. Il suo motore, il Ferrari Dino 246 (6 cilindri a V con distribuzione bialbero e 190 CV di potenza), era montato in posizione centrale. Dopo la prima meta degli anni Settanta, quando l'interesse suscitato dalla Stratos inizio ad affievolirsi, la Lancia comincia a perdere la supremazia che fino ad allora aveva avuto sugli altri costruttori italiani di berline sportive. La 2 volumi Delta, uscita nei primi anni Ottanta (e la sua derivata a 3 volumi Prisma), anziché con motori originali, furono equipaggiate con lo stesso gruppo propulsore della Fiat Ritmo; per accontentare anche i guidatori più sportivi venne però allestita una versione di 1600 cm³ sovralimentata. Le versioni Volumex della Beta, della Trevi e della HP Executive costituiscono una notevole eccezione nel campo della sovralimentazione, essendo equipaggiate con compressore azionato da una presa di forza meccanica anziché dai gas di scarico. Nella gamma Lancia della meta degli anni Ottanta, caratterizzata all'estremo più basso dalla piccola Y10, spiccano le coupé a motore posteriore Montecarlo e Rally. Nonostante questi due modelli abbiano lo stesso motore bialbero da 1995 cm³, la Rally vanta una velocità di 220 km/h, maggiore di circa 24 km/h rispetto a quella della Montecarlo.


Vincenzo Lancia alla 3^ Targa Florio del 1908 su FIAT 50 hp, ottimo secondo assoluto.

La LANCIA di GARETTO coglie un ottimo secondo posto alla 7^ TARGA FLORIO - 1^ GIRO DI SICILIA del 1912
 

58^ TARGA FLORIO
9 giugno 1974
La LANCIA domina la gara con la STRATOS 2,4 litri di LARROUSSE / BALLESTRIERI
 

61^ TARGA FLORIO
15 maggio 1977
La LANCIA STRATOS di VINTALORO /  RUNFOLA