10^ GIRO DI SICILIA

3/7 giugno 1998

10^Giro di Sicilia - Pellegrino - Accardo (Lancia Appia C.) TARGA Florio: Chiodi-Chiodi (Lancia Aurelia B24)

Con la partecipazione di Clay Regazzoni su Ferrari Daytona si disputa il 10^ Giro di Sicilia Storico che vedrà imporsi la coppia Pellegrino / Accardo di Campobello di Mazara su Lancia Appia Coupé del 1960.

La Fiat Lombardo Sport del 1953 su meccanica Fiat 1100 con alla guida l'omonimo preparatore

La Jaguar XK 120 del 1952 dell'equipaggio toscano Bonecchi / Maggi.

La Mercedes 300 SL Roads del 1957.

La HWM Jaguar del 1949.
Copertina dell'elenco iscritti del 10^ GIRO DI SICILIA ...
... che ha un appendice ...
... giorno 7 giugno con un giro sul piccolo circuito della Targa Florio
Percorso e programma.
I FIORI DI FLORIO di Michele Marchiano (da la Manovella luglio/agosto1998).

Giugno, in Sicilia, è il mese dei fiori. La natura ne sforna di profumatissimi, fragranti come cornetti, torte e pasticcini. Nei prati ancora verdi si accendono macchie di colore rosso, azzurro e giallo che alimentano scrigno odoroso. I fichi d'india non maturano ancora, ma sbocciano. Non c'è ancora il paesaggio bruciato dell'estate mediterranea, avvizzita e secca. Giugno è una primavera caldissima, dal profumo assolutamente particolare, diverso da quello che senti nel resto d'Italia ma che comunque riconosci subito come esotico, perché la brezza che ti arriva dal mare raccoglie prima sapori particolarissimi che sanno di terre lontane, di islam. Attraverso quegli odori puoi immaginare storie di greci antichi, di fenici navigatori, di romani e cartaginesi in lotta tra loro, di normanni colonizzatori, di spagnoli occupanti e di piemontesi. Se chiudi gli occhi puoi perfino vedere Garibaldi sbarcare a Marsala e Vincenzo Florio che da il via alla corsa più antica del mondo: la Targa, ultimo atto dell'epopea siciliana. La sua impresa si racconta ancora e si tramanda. Ne restano ancora intatte le sbiadite tribune, poste alla base del circuito delle Madonie, anche se le imprese di Nazzaro, Varzi e Nuvolari non vengono cantate come quelle di Rinaldo. E sulle spallette dei carri colorati nessuno ha mai dipinto un'automobile da corsa. Eppure Vincenzo Florio segnò l'inizio della Sicilia moderna e non meno di Rinaldo, ebbe il coraggio di scendere in campo e confrontarsi con il mondo.
Questa gerla piena di odori, di sapori, di grandi uomini e d'imprese compiute è tutta raccolta nel Giro di Sicilia storico. Non è un evento da confrontare con la Mille Miglia dove la "corsa" è ancora l'unica chiave di lettura, anche se si tratta soltanto di una gara di regolarità.
Nel Giro di Sicilia il gesto sportivo c'è, ma è assai più sfumato perché su di esso ha il sopravvento l'aspetto turistico. Le auto, anche le più belle, soffrono terribilmente il confronto con un panorama che le pone accanto ai mastodontici templi di Selinunte e di Agrigento. E gli equipaggi, anche i più accaniti nella battaglia dei cronometri, non riescono a passare indifferenti davanti al baracco di Noto, alla cattedrale di Ragusa Ibla, all'Etna fumoso e al blu intenso del mare. La tentazione di alzare gli occhi ha così il sopravvento. Praticamente al Giro di Sicilia vince chi rinuncia al Giro di Sicilia, chi sa passare oltre l'invitante chiosco di granite senza fermarsi, o non vuole scoprire cos'è un appetitoso "panino condito". Forse per questo sono avvantaggiati i concorrenti siciliani. Gli stranieri (sempre numerosissimi, ma quest'anno ancora di più) sono "battuti" in partenza.
Invece di seguire il "road book" vanno dietro ad ogni freccia gialla che indichi un monumento da vedere o una antica chiesa. Con grande disperazione degli organizzatori del Veteran Car Club Panormus che non sanno mai dove sono andati a cacciarsi. Per fortuna poi si ritrovano tutti a tavola, altro appuntamento di odori e di sapori che nella manifestazione siciliana non può essere considerato per nulla secondario. L'edizione di quest'anno (tra le più calde e soleggiate delle dieci edizioni disputate) ha esaltato tutto questo. Il percorso, riportato all'antico, ha esplorato solo alcuni nuovi tratti, ma quello vecchio non ha deluso. Anzi è parso addirittura più scorrevole del solito, anche se le tre tappe hanno richiesto comunque un grande impegno nella guida e altrettanta prestanza fisica. Al via mancavano i "campioni" della regolarità: i Cane, i Valseriati, i Raimondi che, assieme a molti altri continuano ad essere assenti ingiustificati. Ma questo non ha inciso sulla qualità della manifestazione che ha visto riportare vittorie più importanti. Prima tra tutte quella del Veteran Car Club Panormus e del suo presidente Edoardo Vetri che ha preparato questa edizione seminando molto, soprattutto all'estero. I risultati di questa campagna si sono visti immediatamente: modelli rari, vetture bellissime, una folla di concorrenti stranieri. Delle centottanta richieste giunte dall'estero, se ne sono potute accettare solo la metà. Il Giro di Sicilia ha infatti una caratteristica molto particolare. Prevede un'ospitalità piena di stelle (ottimi alberghi, grandi serate, buffet fantastici, coreografie spettacolari) che impongono limiti al numero dei partecipanti. Per esserci in futuro bisognerà fare la fila. Buon per la Nissan che da anni crede in questa manifestazione. Le impressioni che abbiamo raccolto è che quest'anno il Giro di Sicilia è riuscito a superare l'ultimo crinale e ora ha tutte le carte in regola per decollare e diventare, già dall'anno prossimo, uno degli eventi internazionali di maggior richiamo nel settore delle manifestazioni d'auto d'epoca. Soprattutto se si potrà continuare ad aggiungere, ciliegina finale, la rievocazione della Targa Florio, che ha permesso alle auto più performanti di godersi un circuito delle Madonie addirittura chiuso al traffico! Dai regolaristi veri, una cinquantina di equipaggi sugli oltre centocinquanta partenti, sono venute le sole (contenute) critiche. Colpa di una elaborazione delle classifiche non particolarmente veloce che ha fatto andare su tutte le furie un Edoardo Vetri comunque in grande forma. La vittoria finale di Pellegrino - Accardo (di Campobello di Mazara) su Lancia Appia coupé del 1968, il secondo posto di Lima - Ariosto, su Alfa Romeo Giulietta SS del 1962 (di Caltanisetta) e il terzo di Di Paola - Di Paola, su Mercedes 198 SC del 1959, confermano quanto abbiamo detto in precedenza: la conoscenza del territorio in questa gara siciliana è determinante. Basti pensare che nella prima tappa, quella notturna che va da Palermo a Marsala, è riuscita ad imporsi addirittura la piccola Fiat 500 di Durante - Calise, la cui conoscenza della intricata periferia palermitana è stata sicuramente di grande vantaggio. Primo dei "continentali" anche se quarti assoluti, sono risultati i romani Galli - Faccenda su Siata Sport B C 300. Dietro di loro ancora una coppia romana: Chiodi - Chiodi, su lancia Aurelia B 24. Buoni i comportamenti di Becchina, Alessi, Vives (primo tra gli stranieri, su Bugatti 37), Longo, Rubbio, Sciacca, Russo, Scotto, Bambioli, Musumeci Greco che hanno occupato le piazze successive fino alla quindicesima posizione.
Di tutt'altro tipo la classifica degli equipaggi impegnati nel libero rally turistico che ognuno si è "inventato" parallelamente alla gara. I più accaniti sono stati i francesi che hanno visitato tutto quello che c'era da visitare e anche di più. I tempi greci di Selinunte e di Agrigento hanno rappresentato per loro tappe irrinunciabili, ma li abbiamo incontrati sparsi un po' dovunque. Anche il mercato del pesce di Marsala e il porticciolo di Sciacca con le caratteristiche botteghe dove si salano le acciughe appena pescate hanno incuriosito molti. Ad Acireale qualcuno ha perfino fatto un bagno che ha potuto ripetere il giorno dopo visitando le suggestive gole dell'Alcantara, sulla strada per capo Falcone. Ma il meglio lo ha offerto Cefalù dove si gustavano ottimi gelati nella piazza del suggestivo Duomo.
Il Giro di Sicilia si è quindi concluso a Santa Flavia, in un tripudio di fuochi d'artificio che sembrava ferragosto. Lo spettacolo è stato grande e merita citare l'ottimo lavoro organizzativo di Giuseppe Gambacorta. E mentre si spegneva l'ultimo bengala, già si è incominciato a pensare all'anno prossimo. La Sicilia, ora che l'hanno,vista e vissuta, sembra interessare particolarmente a un gruppo di organizzatori tedeschi, quest'anno presenti con numerosi equipaggi. Si annunciano grandi novità. Edoardo Vetri sorride, ma non parla. Maledizione, è proprio un siciliano!