SALITA AL MONTEPELLEGRINO

6 OTTOBRE 1908

km 4,3 
DE DION BOUTON   - Conte Vincenzo Florio 10'8.4"

 


 
Tazio Nuvolari alla partenza della Monte Pellegrino del 1950 con la CISITALIA. Dietro di lui con le mani sull'auto Raimondo Lanza Di Trabia (a destra) e il pilota Edoardo Reginella.

DA FLORIO A NUVOLARI, FINO A VACCARELLA BUON COMPLEANNO "MONTE PELLEGRINO" di Guido Fiorito

Fu L'ULTIMA GARA di Tazio Nuvolari, vide sbocciare il talento di Nino Vaccarella, la palestra automobilistica di centinaia di palermitani: la corsa in salita del Monte Pellegrino taglia il traguardo degli 80 anni e sarà festeggiata domenica prossima con una adeguata rievocazione storica. Le origini sportive della cronoscalata sono legate alla cosiddetta «strada nuova», la prima carrozzabile per salire sul monte che affiancò nel 1924 la scalinata in pietra della tradizionale acchianata verso il Santuario. Fu inaugurata da Benito Mussolini, il 7 maggio di quell'anno, in una giornata di scirocco con l'afa che faceva sbiadire con una nebbiolina la vista panoramica. Era il tricentenario della scoperta delle reliquie di Santa Rosalia. Il 14 settembre dello stesso anno, la prima gara, organizzata e vinta da Vincenzo Florio su una Steyr in 7 minuti e 59 secondi. Si trattava di una vettura tedesca dal bello stemma optical a cerchi concentrici. «È in restauro - dice Pippo Vaccari, presidente del Circolo Vincenzo Florio, che organizzerà la gara rievocativa - e puntiamo a mostrarla nel 2006 per il centenario della Targa». Primo tra le vetture turismo fu Michele Ciuppa su Ansaldo in 9'23" 2/5. In effetti la «Monte Pellegrino», sempre grazie a Florio, aveva vissuto un prologo nel 1908 e la storia s'intreccia ancora a quella della «strada nuova» la cui costruzione era stata voluta nel 1903 dal prò sindaco Pietro Bonanno, a cui è ancora oggi intitolata, con la progettazione affidata a Giuseppe Damiani Almeyda, allora ingegnere capo del Comune. I lavori furono iniziati dalla ditta Sansone e Chiarano nel 1905 e più volte sospesi. Nel 1908 il real commissario Gennaro Bladier intervenne per cercare di sbloccare la situazione e Vincenzo Florio con il suo comitato Panormitan ideò la Coppa Monte Pellegrino sul tratto di strada già realizzato di circa 4,3 chilometri. Più che una gara una sfida: chi voleva tentare, passava dal comitato e chiedeva un commissario «per tentare l'ascensione» del monte su quella strada in pessime condizioni. Il record passò da Airoldi (10'27") al marchese De Seta (10'22" e 1/5) e poi all'anglo-palermitano Olsen (10'10"l/5), finché Vincenzo Florio chiuse la sfida il 7 settembre salendo in 10'08" 2/5 con una De Dion BOUTON.
Dal 1924 in poi la gara si disputò con regolarità per cinque anni, organizzata dall'Automobil Club Sicilia di Florio, in via Catania 2, dove i concorrenti si recavano per ricevere il numero di partenza e la pittura per dipingerlo sulla carrozzeria. Il percorso era dal Dazio delle Falde al piazzale del Santuario, poco più di 8 chilometri e mezzo. Nel 1925 vinse Beppe Albanese, un pilota gentleman, con a bordo il meccanico Verde, su Bugatti;, la Steyr fu attardata da problemi di accensione, Florio giunse solo terzo. L'anno successivo, alla gara per vetture (vinta ancora dalla Bugatti di Albanese) si affiancò quella per motociclette (primo Sanseverino su Harley Davidson). Il cronista del Giornale di Sicilia, Angelo Bonanno, lodava i «magnifici virages» ma criticava il disastroso stato della strada: una costante di tantissime edizioni. C'era anche una medaglia per la migliore guidatrice: nel 1925 vinse Giovanna Albanese, l'anno dopo Nina Lo Bue. Il record di Florio del 1924 fu battuto nel 1928 da Amedeo SILLITTI su Alfa Romeo in 7'46" 1/5 ma i concorrenti erano appena nove. La gara riprese nel 1937, il 20 agosto, con una edizione in notturna. I concorrenti erano solo dodici e si arrivava alla terrazza del castello Utveggio, un percorso più corto: 6,4 chilometri. Vinse Paolo Di Pietra su Aprilia.
La corsa ritornò nel Dopoguerra, il 18 luglio del 1948. «Con i miei amici Raimondo Lanza di Trabia e Stefano La Motta - racconta il barone Antonio Pucci, 81 anni splendidamente portati - andammo dal presidente della Regione Alessi - per chiedergli i soldi per il Giro di Sicilia. Lui ci disse che saremmo dovuti passare anche da Caltanissetta ed Enna e ci diede 4 milioni. Avanzarono 800.000 lire e tornammo per restituirle. Lui ci disse di fare un'altra manifestazione e così riprese la Monte Pellegrino». Vinse il barone Stefano La Motta con la CISITALIA in 6'50". La Saia, la società degli autobus, portò il pubblico grazie al «non aggravarsi dello stato attuale del rifornimento di combustibile» che ai quei tempi scarseggiava. Ancora il munifico Lanza di Trabia, futuro presidente del Palermo, mise in palio la Coppa «Achille Varzi» in memoria del campione morto sette giorni prima sul circuito di Brèmgarten a Berna. La Motta scomparve, invece, nel 1951 per un incidente durante il Giro di Sicilia nei pressi di Priolo. «Erano stati come fratelli e da allora - ricorda Vincenzo Prestigiacomo, storico dello sport - Raimondo addolorato non volle più occuparsi di automobilismo».
La corsa crebbe sempre più nella partecipazione. Particolare l'edizione del 1950, l'ultima gara di Tazio Nuvolari. Una settimana prima si era ritirato nel Giro di Sicilia, sfinito su un letto di un hotel di Castelvetrano con il caschetto da corsa ancora sulla testa. Aveva 57 anni e soffriva ai polmoni. Era il 10 aprile, giorno di Pasquetta. I palermitani deliravano per il vecchio «Nivola» che salì la montagna con una CISITALIA Abarth da 1089 centimetri cubici inferiore alle auto degli avversari, come la Ferrari 2000 di Luciano Musso che vinse. Tre anni dopo Nuvolari sarebbe morto a Mantova. La popolarità della corsa, intanto, cresceva sempre più. Era la gara di tutti gli appassionati, non solo dei campioni. Per cercare di disciplinare il pubblico fu stabilito di pagare un biglietto. Tra i plu-rivincitori il catanese Nicola Musmeci e il palermitano Luigi Bordonaro che portò il record nel 1955 a 5'28". Quell'anno i partecipanti erano 98, tra cui ben tredici «Fiat 600»; nel 1962 i concorrenti salirono a 117. A questo punto della storia non poteva mancare Nino Vaccarella, che nel 1959 dimostrò il suo eccezionale talento vincendo il 7 maggio la Valdesi-Santa Rosalia (intanto era stata aperta la strada sull'altro versante) e sette giorni dopo la Monte Pellegrino, primo pilota ad infrangere il muro dei cento all'ora di media. «Quella strada - racconta Vaccarella - è stato il mio campo di addestramento. Dopo il cinema, di sera, si andava a provare sui tornanti ed era una serie d'incontri fra amici. Stavamo anche fino alle due di notte. Vincere quella gara fu realizzare un mio sogno di bambino. La strada era impegnativa nel tratto finale: se sbagliavi finivi nella discesa di Mondello. Vinsi con una Maserati, battendo il campione della montagna Covoni, cosa che mi lanciò in campo nazionale. Luigi Bordonaro mi aveva consigliato di tenere i rapporti lunghi per cambiare meno, ma telefonai a Modena dove Berlocchi mi confermò di gareggiare con i rapporti corti. Aveva ragione e ottenni un tempo che resistette per 4-5 anni».
Furono anni di grande passione, poi vennero le difficoltà. Nel 1973 la gara fu disputata addirittura a Pergusa, nel 1975 (vinse Amphicar con una Chevron in 4'37"6 a quasi 109 di media) «l'incredibile indisciplina del pubblico in più occasioni ha rischiato di far terminare anzitempo la corsa trasformatasi in una pericolosa corrida», scriveva il Giornale di Sicilia.
Adesso, la vecchia Monte Pellegrino, a 80 anni suonati, torna con la decima rievocazione storica, che ieri è stata presentata all'assessorato comunale allo Sport di Palermo, presente l'assessore Stefano Santoro, oltre alcuni protagonisti della sua storia (Gaetano Starrabba principe di Giardinelli, oltre Pucci e Vaccarella). Domenica alle 10,30 le auto d'epoca faranno rivivere la corsa, con ammirazione e con nostalgia. (dal GdS del 4 novembre 2004)