10^ LA SICILIA DEI FLORIO
19 / 27 giugno 1988

Andrea Biselli (Alfa Romeo 1750 GS)

Elenco partecipanti

Copertina del ...

... Programma & ...
... regolamento ...
... del 10^ Raduno auto d'Epoca VCC Panormus

dal Numero Unico:
Giro di Sicilia che passione!
Era la fine del 1947 quando tre giovani palermitani reduci dalla Catania - Etna si ritrovarono al Garden Club, l'esclusivo night della Palermo bene. La ripresa della gloriosa Catania -Etna nel settembre del '47 (la prima edizione aveva avuto luogo nel 1924) era il grande avvenimento sportivo di quell'anno di immediato dopo-guerra. Era la prima gara che riprendeva in Sicilia, la seconda in Italia dopo Sanremo, e aveva riacceso bollori ed entusiasmi negli sportivi. I tre giovani sognavano la gloria, l'avventura e la lotta agonistica dopo la gloria, l'avventura e la gloria cupa e mortale della guerra, e c'era una gran voglia di ricominciare, di riappropriarsi della vita, ognuno a suo modo, ognuno con la sua passione. Fu così che a quel tavolo del Garden Club i tre decisero di ridare il via allo sport automobilistico dell'isola. Velleitari? Goliardici? Presuntuosi? Ma i tre giovani erano un pò speciali; i loro nomi erano: Raimondo Lanza di Trabia, Stefano La Motta e Antonio Pucci. Né Gattopardi né sciacalli, facevano parte, per caratteristiche personali e tradizioni familiari, di quel tipo di persone che alla vita da del tu e procede con la confidenza e la tranquilla baldanza di chi non conosce la mediocrità e il fallimento. Il loro primo passo fu una visita all'amico Vincenzo Florio: nacque il C.S.A.S. (Comitato Sportivo Automobilistico Siciliano), Presidente Raimondo Lanza, Segretario Luigi Renier. E i tre andarono a trovare l'allora Presidente della Regione Siciliana per comunicargli, tout court, che intendevano ridare vita al Giro di Sicilia "Che ci siano tutte e nove le province", intimò il Presidente (il vecchio tracciato ne comprendeva solo sette) e aggiunse: "Quanto occorre?" "100 - 150 milioni" fu la serafica risposta e il Presidente chiamò il suo segretario e gli ordinò di predisporre un mandato per tale cifra. "Quando sarà la corsa?" s'informò ancora il Presidente, e i tre disinvolti: "II 19 Marzo". "Per il mio onomastico! l'avete fatto apposta!" e il 19 marzo 1948 ripartì il Giro di Sicilia per il suo terzo, ultimo e più prestigioso ciclo.
Se provate a chiedere oggi al Barone Antonio Pucci chi erano i partecipanti al Giro di Sicilia non vi risponde citando i grossi nomi, ma: "Gente con le mani pulite conosciuta in tutto il mondo; gran signori con signore macchine! ". E vi accorgerete subito che il riferimento non è ad una aristocrazia di casta e titoli nobiliari, ma all' aristocrazia dell'onestà, della sportività e della competenza. Piloti che smontavano e rimontavano personalmente la propria macchina (e anche le altrui quando c'era da dare una mano), in grado di fronteggiare ogni evenienza, che avevano contatti diretti col costruttore, che facevano il Giro con vetture di serie e poi partecipavano alla F.l..
Lo stesso orgoglio di 'casta', la stessa spigliata intraprendenza li ritroviamo in un altro dei protagonisti di quell'epoca che, anche se più giovane di una decina d'anni, seguiva i passi dei 'capi storici', il Dott. Clementino Ravetto che partecipò a tre edizioni del Giro fra il '55 e il '57 e fu campione d'Italia nel '65 con un Ferrari GTO. Val la pena di accennare alla storia personale di Clementino Ravetto perché quanto mai emblematica di quella casta di sportivi ed appassionati "gente con le mani pulite" ! cui accennava il Barone Pucci. Di origini piemontesi, suo nonno era uno di quei ' 'pazzi delle macchine volanti ' ' presso una industria francese e partì al seguito di Vincenzo Florio quando questi, e come poteva essere diversamente? decise di comprare un aereo e al giovane Ravetto affidò la guida dell'aereo e poi le sue macchine e poi i suoi motoscafi (canotti a motore). La vicenda dei Ravetto non si concluse con quella dei Florio e il giovane Clementino, ormai sicilianizzato non seguì le orme del padre che allevava cavalli, ma quelle del nonno. Ma l'ambiente sportivo di allora ricorda con divertito rispetto anche la nonna materna di Ravetto detta 'Nonna Sport'. Moglie di Giuseppe Cavarretta, Preside della Facoltà di Giurisprudenza, morta del '65 a 84 anni, seguiva non solo le prodezze sportive del nipote, ma anche i più importanti avvenimenti automobilistici d'Italia. Elegantissima con Mercedes e autista arrivava negli alberghi dove alloggiavano i piloti che, ospiti alla sua tavola, le raccontavano i momenti più emozionanti della gara. Era in queste e da queste famiglie che nascevano le tradizioni sportive dell'isola.
'Capi storici' e sportivi li ritroviamo alla base non solo del Giro di Sicilia, ma anche di altre manifestazioni importanti; sempre con lo stesso spirito un pò goliardico, ma fattivo e intraprendente. Nasce la Cefalù - Gibilmanna ispirata dagli allenamenti che questi piloti andavano a fare su quei tornanti e che decisero di trasformare in gara; nasce la 3 ore notturna di Siracusa dalle Kermesse notturne di questi amici che, trovandosi a Siracusa per assistere alle gare su circuito, movimentavano la notte invadendo il circuito e giostrandovi dentro. Ma queste sono altre storie, storie d'epoca per vetture d'epoca. E di queste storie se ne potrebbero raccontare tante altre perché è uno spirito che ha avuto una forza incredibile e che ci auguriamo non scompaia mai.
Mirella Giannitrapani
Le automobili «fatte in casa»
Cos'era il «Giro di Sicilia»?
Una corsa automobilistica che non dava respiro né agli uomini né ai motori. Una gara a cui ci si doveva preparare fisicamente e meccanicamente dando il meglio di sé, per poter arrivare alla fine.
Questa corsa, con le sue mille curve e i suoi, pochissimi, rettilinei era il banco di prova per le vetture più prestigiose delle case automobilistiche. Sulle nostre strade di Sicilia, sono state provate e messe a punto le Lancia Aurelia, le Alfa Romeo 1900, le Fiat 1100 e tante altre vetture. Tuttavia, non voglio narrarvi della storia del Giro di Sicilia, storia che con i suoi anni e i suoi mille aneddoti, diventerebbe così lunga che si potrebbe scrivere un libro abbastanza voluminoso, né voglio parlarvi della mia pur breve carriera di pilota o della mia lunga vita di meccanico e modesto preparatore; neppure dei tanti e tanti piloti conosciuti nella mia officina o nei circuiti di gara; ritornando con la mente agli anni passati, ricordo con vera commozione: Biondetti, Sighinolfi, Moss, Taruffi, Di Salvo simpaticamente chiamato «Ninuzzo» e tanti tanti altri nomi famosi e meno che, mettendo a rischio la propria vita, hanno contribuito allo sviluppo dell'automobilismo.
Ma quello che vorrei presentarvi è il «mio gioiello» il RAOR 1100 sport. Siamo nell'immediato dopo guerra, la Sicilia, con i suoi secolari problemi, era in ginocchio, sia moralmente che economicamente, la nostra mente diventava un vulcano di idee, e pur di gareggiare, si era pronti a elaborare anche una cassa di sapone, purché avesse quattro ruote.
Si approntava di tutto, dai motori delle motociclette, lasciate dai tedeschi; infatti, mettendo insieme le quattro ruote venivano fuori delle vetture sport tanto goffe che, dall'abitacolo così aperto sembrava si corresse strisciando seduti sulla strada, alle piccole «Topolino» i cui pochi CV non davano per niente l'impressione della corsa.
Io ho avuto l'idea di assemblare una vettura sport elegante e nello stesso tempo potente. Così, partendo da un telaio Fiat 1100 rivestito con una carrozzeria aperta di alluminio, ho elaborato anche un motore, sempre Fiat 1100 e, di anno in anno, cercavo di modificare in meglio la carrozzeria, il motore, i freni e tutto quello che poteva renderci competitivi, conclusione: in quattro anni sono state cambiate tre carrozzerie e il motore si è rinvigorito a tal punto da poter competere con le più potenti e prestigiose vetture bialbero che nel frattempo le case automobilisti-che del nord avevano costruito e sofisticato.
Ed ecco le varie battaglie sulle strade del Giro di Sicilia, delle Madonie «Targa Florio», del circuito di Ganzirri, della Cravatta di Enna e perché no, anche delle tante gare in salita.
Ora scusatemi, ma i miei 73 anni non mi fanno ricordare tutto abituato con i motori, posso dire che per me è stato un record gareggiare con una penna.
Giuseppe Falanga
I Pionieri del '50
La passione, lo spirito agonistico che animava i piloti dilettanti nella nostra Sicilia negli anni 50 avveniva a livello quasi pioneristico.
Ho iniziato partecipando a gare in salita con vetture di serie per poi passare a vetture sport della classe 1100. In questa classe riscuotevo grandi soddisfazioni anche se costavano tanti sacrifici. Un bel ricordo è stato nel 1956 quando partecipai alla 40a Targa Florio classificandomi al 1 ° posto di categoria ed al 9° posto assoluto.
Era proprio da non credere come con una vettura come la mia Osca 1100 bialbero del 51 avessi potuto superare le fiammanti bialbero nuove aggiornate del 56 con piloti ufficiali della stessa casa, con una assistenza che faceva paura a quelli di noi che correvamo con le legature di fil di ferro. Ancora oggi penso alla gioia per il risultato ottenuto anche perché mentre io ho fatto tutta la gara da solo gli altri piloti si alternavano alla guida.
Oggi la grande crescita della motorizzazione il progresso nella meccanica frutto di esperienze in campo sportivo ci portano ai livelli che tutti conosciamo. Però l'apprezzamento della società di oggi, della storia tutta ci porta a dare plauso agli organizzatori del 10° Raduno Auto d'Epoca che ogni anno ci fa rivivere le emozioni del passato.
Franco Tagliavia
Passione e generosità
Il mio ricordo è lo sport «Puro» come lo era allora, scevro da ogni ricompensa che non fosse l'agonismo e con la passione con cui si faceva naturalmente a livello dilettantistico.
Iniziavo nel 1952 con il Giro di Sicilia al volante di una 500 'C', gara questa lunga 1080 chilometri con 14.000 curve e riuscivo a portare al traguardo la mia 500 'C' al 13° posto di categoria.
Mi è caro ritornare con la memoria ad un altro Giro di Sicilia, alla guida di una 'Giulietta Sprint', che mi vide al secondo posto di classifica a circa un minuto dal 1 ° classificato (Fraccari) il quale potè avere un buon gioco su di me soltanto nell'ultimo tratto di percorso.
Altri episodi per me significativi in quanto dimostrano la sportività più vera che permeava un po' tutti noi piloti della vecchia guardia risalgono al 1973 quando gareggiando con la 'Porsche' 911 SS-2400, sulla Cefalù - Gibilmanna mi fermai per controllare l'eventuale necessità d'aiuto di un altro pilota, mio caro amico (Alfonso Merendino -«Apache») che su uno degli ultimi tornanti era uscito fuori strada e, in questa occasione, mi qualificai 2° ; o ancora quando ad una 'Targa Florio' dove gareggiavo con una 'Simca' Abarth 1300 in coppia con Nino Di Salvo, quest'ultimo non si presentò ai box, dove lo attendevo per dargli il cambio alla guida, in quanto si era fermato per prestare soccorso al mio carissimo amico Angelo Giliberti la cui macchina, dopo il rettilineo di Bonfornello, era uscita fuori strada prendendo fuoco. In questa grave occasione il mio co-pilota Di Salvo riportò delle gravi ustioni mentre aiutava Giliberti ad uscire dall'abitacolo.
Altra data importante della mia vita sportiva fu senz'altro il 1970 quando vinsi il campionato siciliano della categoria Sport e fui anche campione sociale alla guida di una 'Abarth OT 1300'.
Che dire altro? sono essenzialmente soddisfatto che negli anni verdi ho potuto esprimermi in questo Sport e oggi sono lieto di poter assistere a questa competizione rivivendo così i momenti belli e a me cari di allora.
Guido Garufi