SIMCA

La SIMCA, Société Industrielle de Mécanique et Carrosserie Automobile, è una piccola azienda sorta nel 1935 a Nanterre, nel vecchio stabilimento della disciolta Donet - Zédel. Le oltre settemila vetture prodotte nel primo anno di attività sono il preludio al poderoso sviluppo che la nuova venuta segna in breve tempo. Negli anni 60, infatti, costituisce già uno dei capisaldi dell’industria automobilistica francese, assieme alle «tre grandi» Renault, Citroën e Peugeot e, dopo essere entrata nel gruppo americano Chrysler, risulta forse l’azienda europea che meno risente della crisi del settore. Artefice di questa affermazione è un italiano, il piemontese Enrico Teodoro Pigozzi. Trasferitosi da giovane in Francia, inizia a raccogliere carcasse di vecchie auto e a spedirle a Torino per rifornire di materiale ferroso le fonderie della Fiat. Dopo soli due anni di attività diventa agente generale della Casa italiana per la vendita di automobili sul mercato francese e, successivamente, in una piccola officina di Suresnes, inizia ad assemblare vetture Fiat con parti meccaniche sia importate separatamente, sia fatte costruire su licenza a Parigi. Tra il 1928 e il 1934 sono ben 29.000 le Fiat montate e vendute dallo stesso Pigozzi. In seguito, rileva una vecchia officina Donet-Zédel, caduta in disuso, e fonda la Simca, il tutto con un notevole esborso economico.
Questo sacrificio, all’apparenza rischioso, è sostenuto da un piano ben preordinato: la difficile situazione del mercato nazionale lo induce a ritenere che offrendo vetture di piccola cilindrata a carattere utilitario e di prezzo contenuto si possa ottenere un indubbio successo commerciale. Nonostante la Fiat già conduca progetti simili, l’obiettivo fissato da Pigozzi viene raggiunto nel 1936: in aprile esce la prima Simca-Fiat, replica fedele della «500 Topolino». A differenza di quanto è avvenuto per la «Balilla» e per i precedenti modelli Fiat, la nuova Simca-Fiat, contraddistinta dalla cifra «5», è costruita integralmente in Francia, pur sulla falsariga dei progetti Fiat, dei quali Pigozzi e i suoi tecnici si avvalgono per accordi intercorsi con la Casa torinese. Alla prima Simca, con motore a 4 cilindri in linea di 569 cm³ e 13 CV, succede nel 1937 un nuovo modello denominato semplicemente «8», che presenta un motore 4 cilindri in linea di 1098 cm³ e potenza aumentata fino a 32 CV. Dopo il conflitto mondiale che segna una sosta forzata, la fabbrica di Nanterre riprende regolarmente la produzione e già nel 1946 riesce a lanciare sul mercato quasi ottomila vetture. Sono i due modelli d’anteguerra, anche se Pigozzi inizia la progettazione di una automobile da costruire senza l’ausilio della Fiat. La collaborazione con la Casa italiana continua ancora per qualche anno e nel 1949 porta alla nascita della «6», ovvero la versione francese della «Topolino C». Ormai, però, la nuova vettura desiderata e pensata dal fondatore, quella tutta francese, è quasi pronta. L’obiettivo della completa autonomia di progettazione è vicino. Nella primavera del 1951 compare infatti la «9», una 4 cilindri di 1221 cm³ con carrozzeria portante, a quattro porte, di linea moderna e gradevole. Denominato «Aronde», questo nuovo modello riscuote un notevole successo: oltre che veloce, brillante e comodo, si rivela anche estremamente resistente. In questi anni Pigozzi acquista gli impianti della Unic, fabbrica di autocarri, e della Someca, fabbrica di trattori, mentre nel 1954 rileva il grosso stabilimento della Ford France a Poissy, dove si costruiscono due modelli di vettura dalle caratteristiche americaneggianti, la «Vedette» e la «Comète», entrambe con motore a 8 cilindri a V nelle cilindrate di 2,2 e 2,3 litri. Pigozzi mantiene in produzione la sola «Vedette», che dal 1955 al 1961 mantiene il marchio Simca e si affianca all’«Aronde». Mentre il successo di quest’ultima si mantiene su livelli eccellenti, la produzione della «Vedette», seppur incrementata notevolmente rispetto ai valori registrati sotto la gestione Ford, appare modesta. Con la carrozzeria della «Vedette» e il motore dell’«Aronde» la Simca continua invece a produrre per il mercato francese l’«Ariane», vettura ibrida di limitato successo. Nuove modifiche sono introdotte poi nel 1961, quando tutti i 4 cilindri (al tipo di 1300 cm³ si è aggiunta una versione di 1100 cm³ destinata esclusivamente al mercato interno) vengono dotati di un nuovo albero motore a cinque supporti di banco. Alla fine dello stesso anno la gamma si rinnova con l’uscita della «1000», vetturetta a quattro porte, di linea compatta e squadrata, con motore posteriore a quattro cilindri di 944 cm³. Economica, piacevole, discretamente spaziosa e vivace nelle prestazioni, la «1000» conquista immediatamente
una larga fetta del mercato francese e già nel 1962 è stata venduta in oltre 160.000 esemplari. A questo modello fanno seguito nel 1963 le nuove berline 1300 e 1500 cm³, vetture di classe media che sostituiscono l’ormai anziana «Aronde». Un ulteriore rinnovamento è segnato nel 1967 dalla comparsa della «1100», moderna berlina a trazione anteriore con motore sistemato trasversalmente e carrozzeria spaziosa a quattro porte con coda fastback. L’anno dopo il nuovo modello è già al primo posto nella produzione Simca, seguito a breve distanza dalla «1000» il cui milionesimo esemplare è uscito nel 1966, e dalla «1300/1500». Intanto, a livello societario, dal 1958 al 1970 la Simca cede gradualmente la totalità del pacchetto azionario alla Chrysler e viene appunto denominata Chrysler France. Enrico Teodoro Pigozzi muore nel 1964. Ritornando all’attività produttiva, sono numerose le versioni derivate sia dalla «1000», sia dalla «1100», sia infine dalla «1300/1500». Della serie «1000» è da citare la versione coupé con carrozzeria disegnata da Bertone, presentata per la prima volta nel 1963 e successivamente rinnovata nel 1967 (coupé «1200 S»). Quest’ultima versione, il cui motore di 1204 cm³ eroga 82 CV, si distingue, oltre che per la linea piacevolmente sportiva, anche per le notevoli prestazioni. Da ricordare, poi, la «1000 Special», la «Rally 1» e la «Rally 2», versioni sportive. Della serie «1100» si ricorda la «5 CV» e dalla «1300/1500» derivano, invece, la «1301» e la «1501», con meccanica praticamente invariata e carrozzeria modificata nella parte posteriore, che viene allungata. Nel 1970 compaiono tre grosse berline, pressoché identiche nella carrozzeria, denominate Chrysler «160» (1600 cm³), «180» (1800 cm³), e «2 litres». Dotate di motori a 4 cilindri con distribuzione monoalbero in testa, caratterizzate da prestazioni modeste ma da grande comfort e robustezza, le tre vetture sono riuscite a inserirsi con risultati soddisfacenti sui mercati europei, grazie anche al loro prezzo assai competitivo. Marchio Simca hanno i modelli «1307» e «1308» del 1975, vetture medie impostate sugli stessi schemi costruttivi della «1100» ma dotate di carrozzeria assai più ampia, più moderna e piacevole. È importante ricordare infine che la Matra, anch’essa assorbita nel gruppo Chrysler, ha visto il proprio marchio accomunato a quello della Simca. Le sue prestigiose Sport 3 litri che vincono il campionato mondiale Marche nel 1973 e nel 1974, corrono infatti sotto la denominazione di Matra-Simca. Anche le vetture di serie costruite sempre dalla Matra, come l’originale «Bagheera» a tre posti affiancati, sono vendute dalla rete commerciale della Simca con marchio Matra - Simca.