targa florio

TARGAMANIA!!!!!

QUADRI E DISEGNI DI VINCENZO FLORIO


 

 

 

 

Ballerini di Vincenzo Florio,
matita e olio su carta trasparente su tavola

Fiori, olio su tela.

Interno della casa di via Principe di Belmonte, olio su tavola.

Sinagoga (1923), tempera su tavola.

II musicista di Giulio D'Anna (1928), olio su tela.

La Palermo felicissima di Vincenzo Florio
Una ricca e variegata mostra dal 30 maggio a Palazzo Ziino. in una sessantina, tra dipinti e fotografie, la "belle époque" della città ai primi del '900 vista dagli occhi dell'inventore della celebre Targa, ultimo, raffinato rampollo di una grande famiglia.

La Palermo del primo Novecento attraverso uno dei suoi protagonisti. Atmosfere, umori, storie, personaggi della Palermo belle époque, un'epoca d'oro per la città in quel tempo officina del gusto e in rapida trasformazione in una mostra a Palazzo Ziino dal 30 maggio al 2 settembre.
Il protagonista è Vincenzo Florio, ultimo esponente di un'autentica dinastia: una famiglia che, trasferitasi a Palermo da Bagnara Calabra alla fine del '700, dal piccolo commercio di droghe era diventata, nel corso di alcuni decenni, regina incontrastata dell'economia siciliana, costituendo la più grande società di navigazione italiana. Nei primi del secolo, i Florio sono un mito: imparentati con i più bei nomi dell'aristocrazia siciliana, ricevono nella loro villa dell ' Olivuzza re Vittorio Emanuele e il Kaiser, sono amici di Gabriele D'Annunzio e Giovanni Boldini, di Leoncavallo e di Enrico Caruso.
E Vincenzo (nato a Palermo nel 1884), figlio di Ignazio senior e di Giovanna d'Ondes Trigona, più che geniale imprenditore, predilige l'arte, i salotti, i viaggi, lo sport. Alla guida degli affari c'è il fratello maggiore, Ignazio junior, che, con la moglie, donna Franca Iacona di San Giuliano, forma il centro della vita mondana della città, una delle coppie più in vista del Paese (oggi si direbbe del jet-set).
Vincenzo è pittore e fotografo, si lega alle avanguardie del tempo, crea nel 1906, sul circuito delle Madonie, la Targa Florio, che passerà alla storia come la corsa automobilistica più antica del mondo. Artista "dilettante" e poliedrico, scanzonato ed eclettico, si apre alle nuove influenze culturali che vanno prendendo piede in Europa. Frequenta gli ambienti parigini, dove conosce Lucie Henry, celebre modella di pittori, che sposa dopo essere rimasto vedovo della prima moglie (Annina Alliata di Montereale). Stringe amicizia con i futuristi Giacomo Balla, Gino Severini, Pippo Rizzo, oltre che, a Palermo, con Ettore Maria Bergler e i Gregorietti.
Fino alla morte, ad Eparnay nel 1959, Vincenzo non smetterà mai di dedicare alcune ore della sua giornata a dipingere: lascerà numerose opere dalle quali emergono, di volta in volta, le suggestioni di molteplici linguaggi, dal futurista all'astratto, dall'ingenua vena naifad atmosfere surrealiste, fino alle sottili ironie delle caricature in cui mette alla berlina i vizi del suo mondo.
Tutto questo è raccontato nella mostra Vincenzo Florio. Il gusto della modernità, promossa dall'assessorato comunale alla Cultura, organizzata da "Eidos comunicazioni visive" e curata da Marina Giordano. Una sessantina di opere, tra oli su tela e su cartone, schizzi, tempere, disegni, documenti e fotografie, realizzate da Vincenzo nel periodo compreso tra i primi anni Venti.
Oltre che riscoprire un artista vero, la mostra vuole soprattutto testimoniare il clima culturale di massimo splendore della città d'inizio secolo: è questo il tempo in cui nascono le Officine Ducrot (1899), il quotidiano "L'Ora" (fondato nel 1900 da Ignazio Florio), il Teatro Biondo (1903) e il Kursaal Biondo (1913, ex cinema Nazionale e attuale sala Bingo), in cui Palermo si afferma capitale del Liberty grazie ad Ernesto Basile, uno dei più gemali architetti europei, attorno al quale si forma e matura un gruppo di pittori, decoratori e artigiani di assoluta qualità, che darà vita ad un rinnovamento estetico della città.
E nel 1900, proprio Ernesto Basile progetta per i Florio il grande albergo Villa Igiea, nella cui sala da pranzo De Maria Bergler dipinge alle pareti uno straordinario ciclo decorativo art nouveau; mentre nel 1916 realizza un capolavoro liberty, il chiosco Ribaudo a piazza Castelnuovo.
La Palermo felicissima dei primi del Novecento è centro di un rinnovato interesse per i fermenti e le sperimentazioni: e in questo ambito si sviluppano gli interessi di Vincenzo, pur perfettamente inserito nella società palermitana e legato profondamente alle tradizioni della sua terra. È il caso della Targa Florio, attorno alla quale ruota una società fatta di incontri mondani, passione sportiva e fascino per i simboli della modernità, quali, appunto, le auto da corsa e la velocità.
Ma la mostra di Palazzo Ziino si propone anche di raccontare l'uomo, il suo ambiente, la famiglia, la tradizione e i luoghi stessi dei Florio. Come la tonnara dell'Arenella trasformata in quell'epoca in residenza e ultima dimora di Vincenzo dove amavano trascorrere le giornate di riposo lo zar Nicola I e la moglie Alessandra durante il loro soggiorno palermitano, consigliati dai medici di corte per guarire dalla tubercolosi. Il legame tra la città, i Florio, e la Grande Russia va oltre: tornati a casa, infatti, Nicola I e Alessandra, proprio in ricordo dei fasti e delle accoglienze di Palermo, fecero riprodurre i caratteristici "Quattro Pizzi" della Tonnara Fiorio nella loro residenza estiva di Peterbof, e battezzarono una delle sale della dimora con il nome "Arenella".
L'allestimento della mostra, curato dall'architetto Antonio Di Lorenzo, si compone di diverse sezioni, una delle quali è dedicata proprio alla Targa Florio e in cui sono esposte, oltre a fotografie, anche alcune belle tempere di Duilio Cambellotti, Aleardo Terzi e Marcelle Dudovich, realizzate per la rivista "Rapiditas", e numerose opere sul tema delle corse automobilistiche.
Un'altra sezione annovera disegni di personaggi illustri di Palermo: oltre alle caricature firmate da Vincenzo Florio, saranno esposti disegni di Scoma e Cimabuco, due tra i più importanti caricaturisti dell'epoca, alcuni dei quali prendono di mira lo stesso Vincenzo Florio, ritratto spesso in tenuta da automobilista.
Nella sezione dedicata ai "luoghi di vita quotidiana", ammireremo scorci suggestivi (quasi tutti oli su tavola di Vincenzo), come Vìa Prìncipe di Scordio, Ritratto di Luigi Airoldi, Vita di spiaggia.
In "Le donne, i volti femminili" sono raccolti quadri dello stesso Florio, ma anche di Renée Meurisse, Giacomo Grosso, Federico Beltran-Masses e Guido Gregorietti, che ritraggono il grande amore dell'artista, la moglie Lucie. Nella sezione "Futurismo. L'immaginario della pittura" troveremo, oltre ad opere di Vincenzo Florio tra cui Mattanza, Sinagoga, Infinito, Sipario, Uccelli dipinti di Pippo Rizzo e Vittorio Corona, "aeropitture" di Giulio D'Anna, ritratti di Guido Gregorietti, Federico Beltram Masses e Giacomo Grosso, paesaggi di Ettore De Maria Beriger.
Tra le fotografie sono inseriti i simboli dell'impero dei Florio, le navi, gli aerei, le immancabili corse automobilistiche; e poi, le grandi dame della Belle Epoque, tra cui la stessa Lucie Henry. Questo spazio sarà, inoltre, arricchito dalla presenza di lastre originali, che comporranno un angolo inserito all'interno del percorso espositivo. Alcune immagini raffigurano la mattanza del tonno a Favignana, dove, nel 1876, vengono costruiti casa Florio e lo stabilimento con la tonnara: e proprio alla famiglia l'isola delle Egadi legò la sua prosperità dalla seconda metà dell'800 fino ai primi decenni del'900.
Oltre a contributi del sindaco Diego Cammarata, dell'assessore alla Cultura, Gianni Puglisi, e del dirigente del settore Archivi e Spazi per la Cultura, Eliana Calandra, il catalogo avrà testi di Marina Giordano, Enrico Crispolti, Èva di Stefano e Anna Maria Ruta.

Tra Futurismo e Belle Epoque
Fino al 31 agosto a Palazzo Ziino la bella mostra dedicata a Vincenzo Florio, talentuoso artista 'dilettante', intellettuale raffinato, sportivo appassionato e frequentatore del bel mondo parigino. Circa 60 opere dalle quali emerge un affascinante ritratto della Palermo primi '900

Un talentuoso "dilettante", curioso e innovatore, un appassionato organizzatore culturale e sportivo, un intellettuale raffinato e ironico, amico di alcuni dei maggiori artisti del suo tempo. Questo e tanto altro fu Vincenzo Florio (Palenno, 1883 - Epernay 1959), ultimo esponente di un'autentica dinastia, per un secolo regina incontrastata dell'economia siciliana, famiglia tra le più cospicue nel panorama nazionale e internazionale di fine '800 - primi '900.
A questo affascinante personaggio, pittore, disegnatore e fotografo, inventore della più celebre corsa automobilistica del mondo (la Targa Florio), amante dei viaggi e della mondanità, frequentatore del "bel mondo" parigino, legato ad alcuni esponenti dell'avanguardia futurista, il Comune dedica una fantasiosa e insolita mostra, godibile fino al 31 agosto nelle sale espositive di Palazzo Ziino.
Promossa dall'assessorato alla Cultura, organizzata da "Eidos Comunicazioni Visive" e curata da Marina Giordano, Vincenzo Florio. Il gusto della modernità (questo il titolo) espone una sessantina di opere, tra oli su tela e cartone, schizzi, tempere e disegni
da lui realizzati; e alcuni dipinti di artisti suoi contemporanei (Giacomo Balla, Alcardo Terzi, Duilio Cambellotti, Marcelle Dudovich, Ettore De Maria Bergler, Pippo Rizzo, Vittorio Corona, Giulio D'Anna, Guido Gregorietti, Giacomo Grosso); oltre ad una serie di fotografie provenienti dagli archivi della famiglia Paladino (erede di Vincenzo Florio) selezionate da Antonio Saporito, che ha curato anche un video in dvd con le immagini più significative della vita di Vincenzo e della Palermo dei Florio, che viene proiettato in mostra.
Attraverso una serie di sezioni - opportunamente allestite dall'architetto Antonio Di Lorenzo - del più giovane dei Florio vengono sottolineati, in particolar modo, il diletto nel dipingere e nel fotografare, la passione per la macchina e la velocità, la natura di sportman, l'umorismo e il sentimento tenero e affettuoso per la sua donna, l'affascinante modella francese Lucie Henry. Ma è soprattutto uno spaccato della Palermo della Belle Epoque che emerge dalla mostra: una città in piena trasformazione, ricca di risorse culturali e imprenditoriali e inserita a pieno titolo tra le grandi capitali europee.
La mostra, che sta riscuotendo un caloroso successo di pubblico, è aperta ogni giorno (tranne il lunedì) dalle 9.30 alle 19; ingresso 3.10 euro.