STIRLING MOSS

Nato a Londra (Gran Bretagna) il 17.9.1929. Gran Premi disputati 67. Vittorie 16. Piazzamenti 13. Pole position 16. È quasi unanimemente considerato come il miglior pilota a non avere mai vinto il titolo di campione del mondo. Figlio di un pilota dilettante, di professione dentista, si fa strada nella Formula 500 e sulle Jaguar. Corre sporadicamente in Formula 1 su vetture inglesi prima di salire su una Maserati nel 1954. Nel 1955 alla Mercedes con Fangio, vincendo il primo Gran Premio ad Aintree. Dopo una nuova parentesi alla Maserati nel 1956, è prima guida della Vanwall nel 1957 e 1958. In questi quattro anni è sempre secondo nel campionato mondiale, nonostante dieci vittorie. Ottiene ancora successi importanti con la Cooper nel 1959 e con la Lotus nel 1960 e 1961. La sua carriera, cui vanno aggiunti successi importanti come quello alla Mille Miglia del 1955, è interrotta da un incidente a Goodwood, nel giorno di Pasqua del 1962. Seriamente ferito al capo, Moss è costretto a dare l’addio alle gare ad alto livello.


 
  

Stirling Moss
Enzo Ferrari non era un uomo facile da convincere. Considerava i piloti un accessorio indispensabile per completare i suoi capolavori a quattro ruote, ma ne avrebbe volentieri fatto a meno. Li sopportava, spesso, più che ammirarli. Pochi sono quelli che ha stimato senza riserve, una mano è più che sufficiente. Fra questi c'è Stirling Moss, l'unico che "il Drake" avrebbe davvero fortemente voluto per le sue creature, l'unico al quale non ha mai trovato un difetto. In effetti non era facile trovare qualcosa che non andasse in questo straordinario campione del volante. Il matrimonio sportivo non venne consumato perché, quando ormai tutto sembrava fatto, Stirling Moss ebbe a Goodwood un terribile incidente che, solo per miracolo, chiuse soltanto la sua carriera e non anche la sua vita.Era il lunedì di Pasqua del 1962, quel giorno a Goodwood si correva il Glover GP. un classico di apertura per l'automobilismo britannico. Il mese successivo sarebbe iniziato il Mondiale di cui Stirling Moss e la Lotus erano i logici favoriti. E Stirling Moss, nel classico GP Glover, voleva far capire che finalmente avrebbe conquistato il titolo mondiale che sembrava divertirsi a sfuggirgli dalle dita. Lo estrassero semiparalizzato dai rottami della sua Lotus 18, dopo 35 giri di una gara nata male e finita peggio. Dopo il record in prova era finito nelle retrovie da dove aveva cercato un' impossibile rimonta conclusasi con uno schianto terribile dal quale si temette non si sarebbe più ripreso. Come molti altri incidenti anche questo non ha trovato spiegazioni, al momento in cui, "inspiegabilmente", riportano le cronache del tempo la sua Lotus esce di strada lottando per rimontare. Fra i molti "si dice" della storia della Formula 1 c'è anche quello che racconta che Sir Stirling di lì a pochi giorni era atteso a Maranello per un clamoroso ingaggio reso possibile visto che alla Lotus stava sorgendo la stella di Jim Clark.  Moss aveva allora 33 anni, per lo standard dell'epoca era poco più che un ragazzino, ma aveva già vinto moltissimo, risultando velocissimo sia sulle F1 che sulle Sport, sui circuiti più veloci, come nelle grandi corse su strada.
Il suo Albo d'Oro è incredibile : dal 1949 a quel giorno della primavera 1962 aveva partecipato a 495 gare ufficiali, guidando ben 84 macchine diverse, con le quali aveva tagliato il traguardo in 366 occasioni e vinto in 222. Ogni altro commento è inutile.  Anche in Formula 1 il suo score é notevole : 16 vittorie in 67 GP, quattro volte secondo nel Mondiale piloti, in tre occasioni dietro a Fangio, nell'ultima ad Hawthorn.  Stirling Moss era davvero completo, dai ricordi di chi lo ha visto correre, o di chi ha corso assieme a lui emerge la figura di un campione con pochi confronti. Lo soprannominano "the Maestro", in italiano, come si fa con i grandi pittori ed i grandi musicisti. Molti, fra cui Enzo Ferrari, lo hanno considerato il migliore di tutti i tempi e forse non sbagliavano. Quando debutta in F1 al GP di Svizzera del 1951, sotto una pioggia torrenziale, ha a disposizione una HWM col motore Alta. Una vettura con poche pretese ma che riesce a portare al traguardo, sul circuito di Bremgarten, all'ottavo posto. Da quel giorno comincia la sua "gavetta" attraverso marche minori e senza pretese, come la ERA e la Connaught. Poi passa alla Cooper prima di approdare alla Maserati, infine alla Mercedes dove lo ha chiamato Fangio, rimasto impressionato da quel ragazzo aggressivo e veloce che a Monza ha sfiorato la vittoria, mettendo "el Chueco" in seria difficoltà. A poco dalla fine era stato tradito dalla Maserati 250F, ma il "piede" c'era. Ed anche il resto. In quel 1954 vince la 12 ore di Sebring, con la piccola OSCA MT4 iscritta da Briggs Cunningham e si mette in luce nelle gare Sport.
Logico che la Mercedes punti su di lui per il 1955, e lui si impone sia sulle 300SLR che in F1, dove però è leale scudiero di Fangio. Vince la Mille Miglia a tempo di record, il Tourist Trophy (in coppia con Fangio) e la Targa Florio con il connazionale Collins. A queste prestigiose vittorie aggiunge il primo Gran Premio ad Aintree, in Inghilterra.
Difficile dire quale sia stata la più bella vittoria del "Maestro", ma forse indicando questa non si sbaglia di tanto. Moss e Fangio, quest'ultimo saldamente in testa al Mondiale, guidano due Mercedes W196, macchine praticamente senza rivali. Moss fa la "pole" davanti a Fangio ed al via prende il comando.  Per 90 giri le due "frecce d'argento" fanno corsa a sè, correndo praticamente l'una col muso negli scarichi dell'altra. E' una gara entusiasmante per il pubblico di Aintree. Attorno al 20° giro Fangio passa al comando, ma Moss lo sorpassa nuovamente. Dietro di loro il vuoto. "El Chueco" corre per vincere, Moss, che nei due precedenti Gran Premi, in Olanda e Belgio, si è limitato a guardare le spalle al compagno, vuole regalare un trionfo al pubblico inglese. I distacchi crescono, giro, dopo giro,e Moss addirittura uguaglia il tempo della "pole".
Le due Mercedes W196 sembrano un'auto sola sul "Sefton straight", si sfiorano ripetutamente al "Village" ed al "Tatts corner", si toccano addirittura nei tratti più lenti.
Ai box della Mercedes, ancora sotto choc per la tragedia di Le Mans accaduta da poco più di un mese, si trattiene il respiro, si tocca ferro, c'è anche chi non guarda.
I cartelli esposti che invitano a rallentare poiché ci sono quattro Mercedes ai primi quattro posti ed è inutile rischiare, vengono ignorati. Stirling Moss e Manuel Fangio hanno occhi solo per sé stessi, totalmente catturati da quella lotta senza quartiere. Alla fine dopo 484 Km di fronte ad un pubblico in delirio, Stirling Moss precede Juan Manuel Fangio di soli 2/10. I due si stringono la mano sul podio mentre il pubblico decreta ad entrambi un autentica ovazione. Dopo la gara "el Chueco" rende l'omaggio più grande a quello che tutti pensano sia destinato a diventare il suo erede in prospettiva, oltre che il suo più pericoloso rivale nell'immediato futuro; quando un giornalista insinua che il Campione del Mondo abbia "concesso" al giovane compagno di squadra di trionfare nel GP di casa, nega con decisione. -"Ha vinto Stirling Moss perché è andato più forte di me e di tutti gli altri. Oggi nessuno avrebbe potuto batterlo. Non ci sono riuscito neanche io." Verranno altri trionfi in F1, nelle vetture sport, ma mai Stirling Moss si toglierà di dosso l'ombra di Fangio: una persecuzione. Quando, nel 1958, il campione del mondo argentino annuncia il suo ritiro molti considerano inevitabile la conquista del Mondiale da parte di Moss, ma le cose andranno diversamente. In quell'anno, con la Vanwall una monoposto dalla potenza brutale, Moss ha perso il Mondiale per un solo punto da Hawthorn.
All'ultimo GP, in Marocco, Moss vince, ma Tony Vandervell, il patron della Vanwall che è considerata la monoposto da battere, annuncia il suo abbandono delle corse, forse perché sconvolto dalla tragica scomparsa di Lewis Evans, una delle promesse della F1 inglese. Il suo compagno, Tony Brooks, passa alla Ferrari, mentre Moss si accasa prima con la BRM, poi con la scuderia di Rob Walker che gli offre una Cooper a motore posteriore.  Le prospettive dell'automobilismo sportivo in quel 1959, che è il primo anno dopo "l'era Fangio" e che non vede ai nastri di partenza, perché tragicamente scomparsi, i principali protagonisti delle ultime stagioni, vale a dire Musso, Hawthorn e Collins, sono legate a Moss che è senza dubbio il numero uno, il pilota cui fa ormai riferimento tutta la F1. Fangio non c'è più, ma la maledizione continua.  Moss vince in Portogallo ed in Italia, ma nella classifica a punti viene preceduto da Jack Brabham, che dispone della Cooper ufficiale, e dal suo amico Tony Brooks. Tutto, come l'anno prima, si decide all'ultimo GP, a Sebring, quando, conquistata la "pole",Moss scatta in testa, ma viene tradito dalla trasmissione della sua Cooper iscritta da Rob Walker, dopo appena 9 giri.  Nel 1960, passato alla Lotus, viene ancora battuto da "Black Jack" e dall'altro pilota della Cooper, il giovanissimo Bruce McLaren, anche a causa di un grave incidente al GP del Belgio, quando, nel corso delle prove, la sua Lotus perde una ruota. Moss si frattura entrambe le gambe e rientra in tempo solo per correre l'ultimo GP, in Portogallo, quando Brabham è già Campione per la seconda volta. Anche nel 1961 Moss è costretto alla resa per lo strapotere delle Ferrari 156 che rendono imbattibili Phil Hill e il povero Von Trips, ma a Monaco, con la Lotus 18 Stirling Moss trionfa alla sua maniera. Per la stagione successiva il "cavallino rampante", che ha perso il suo pilota di punta Von Trips a Monza, attrae Moss come una calamita, ma ,come si è visto, il destino deciderà altrimenti. Di Moss restano le tante vittorie, spesso leggendarie.  Difficile elencare le più belle.
Nel 1956 con la Maserati 300S, in coppia con Menditeguy trionfa alla 1000 Km di Buenos Aires, vale a dire nel cortile di Fangio, e nello stesso anno, con la stessa macchina, vince al Nürburgring la 1000 Km. Nel 1957 compie un'impresa storica: la sua vittoria a Pescara, con la Vanwall, è la prima completamente inglese in un GP iridato e viene subito replicata a Monza. Nei due anni successivi le sue vittorie al Tourist Trophy e al Nürburgring, con l'Aston Martin nella categoria Sport, sono decisive nel 1959 per la conquista del Mondiale da parte della marca inglese. Ma queste sono solo alcune perle di una collana di trionfi che hanno segnato un'epoca: vittorie conquistate dalle Bahamas alla Svezia, dal Marocco, agli Stati Uniti. Per riviverle restano le parole con cui Fangio aveva risposto a chi gli chiedeva perché Moss non fosse mai riuscito a cogliere la corona iridata, mentre lui ne aveva conquistate cinque.-"Se Stirling Moss avesse corso qualche anno per la Ferrari avrebbe anche lui vinto il titolo. Forse anche più volte di quante non abbia fatto io."-
Parola di "el Chueco".