CHIRIBIRI

Nel 1910 il veneziano Antonio CHIRIBIRI aprì a Torino una piccola officina adibita alla fabbricazione di pezzi di ricambio e di accessori per aerei: nacque in questo modo la Torinese Velivoli CHIRIBIRI & C, Fattasi presto notare per la qualità della produzione, si aggiudicò una grossa commessa: la costruzione su licenza di 100 motori aeronautici Gnome et Rhõne. Gli introiti di questo lavoro consentirono a CHIRIBIRI e ai suoi soci (Maurizio Ramassotto e I'ingegnere Gaudenzio Verga) di aprire, a fianco della fabbrica, una scuola di pilotaggio, dalla quale usciranno numerosi aviatori che si faranno onore combattendo nella Grande Guerra. L'interesse di CHIRIBIRI per l'automobile nacque nel 1914, quando il conte Gustavo Brunetta d'Usseaux, un ricco proprietario terriero desideroso di intraprendere un'attività industriale, gli commissiono la costruzione di una prima serie di cento esemplari della Siva, una vetturetta economica. Purtroppo, fin dall'approntamento del prototipo venne a mancare a CHIRIBIRI I'apporto finanziario del nobile proprietario terriero, travolto da una grave crisi economica. Per ridurre le perdite subite, Antonio CHIRIBIRI decise tuttavia di continuare da solo nell'impresa. Nel 1915 nacque una seconda serie di questa vetturetta che differiva dalla precedente per il telaio più grande e per il motore di 1300 cm³ (potenza 12 HP). La produzione di questo modello continuò, naturalmente a ritmo ridotto, anche durante la guerra, ed ebbe il merito di far nascere nel cuore del tecnico veneziano l'amore per l'automobile. Proprio per questo, al termine del conflitto, I'intera produzione della CHIRIBIRI venne convertita nella costruzione di autovetture. Nella nuova attività automobilistica furono investiti i profitti ottenuti dalle forniture belliche. Al Salone di Parigi del 1919 venne esposto il prototipo della 12 HP che, commercializzata poco dopo, rimase in produzione fino al 1922. Equipaggiata con un 4 cilindri di 1593 cm3 in grado di erogare 19 CV a 2200 giri/min, montava un cambio, a 4 marce, in blocco con il differenziale sui ponte posteriore. La carrozzeria era del tipo aperto, a 4 posti. La giovane Casa decise di debuttare anche nelle gare automobilistiche, preparando una piccola serie della Monza, una Gran Turismo bi albero direttamente derivata da una vettura da Grand PRIX. Ada e Amedeo ('Deo') Chiribiri (figli di Antonio), Tazio Nuvolari, Gigi PLATE e I'inglese Scalese alla guida della vettura vinsero numerose gare, facendo conoscere agli appassionati di corse l'ottima qualità della produzione della piccola ditta torinese. Nel 1922 la 12 HP venne sostituita dalla Roma 5000, proposta nelle versioni Turismo e Sport. Il motore di quest'ultima era un 4 cilindri di 1500 cm" con potenza di 25 CV a 3200 giri/min che consentiva di raggiungere una velocità di punta dell'ordine dei 100 km/h. Nello stesso anno fece il suo debutto la vetturetta bi albero, senz'altro la CHIRIBIRI più famosa, i cui tre primi esemplari da corsa esordirono con successo alla Susa-Moncenisio, alla Aosta - Gran S. Bernardo e al GP delle Vetturette (all'autodromo di Monza). Nel 1923 venne sviluppata anche una versione stradale di questo modello, disponibile in due allestimenti: normale (45 CV a 3500 giri/min) e spinto (65 CV a 5000 giri/min). Due anni più tardi venne preparata anche la versione sovralimentata (93 CV a 5700 giri/min), che poteva raggiungere, con carrozzeria leggera da corsa, i 180 km/h. Entrata in crisi a seguito della grave congiuntura economica che si stava abbattendo sull'Europa, il 3 settembre 1929 l'Auto Costruzioni Meccaniche Chiribiri (ragione sociale assun­ta nel 1925) dovette chiudere i battenti. Gli impianti industriali della CHIRIBIRI vennero rilevati dalla Lancia. La principale causa del fallimento della marca torinese fu individuata nello scarso successo della tipo Milano, la 1500 cm³ a valvole laterali che avrebbe dovuto affiancare, in una fascia di mercato più popolare, la sportiva tipo Monza, che aveva dato alla Casa le affermazioni sportive più importanti.


16^ TARGA FLORIO - 8^ COPPA FLORIO
3 maggio 1925
Sotto la passerella, ben vigilata, la CHIRIBIRI di PLATE'