AUTOBIANCHI

L'Autobianchi può essere considerata l'ideale erede della Bianchi, l'azienda milanese che, specializzata soprattutto nella costruzione di biciclette, si era conquistata una certa fama anche come produttrice di automobili. All'inizio della II Guerra Mondiale, la Casa fu subissata di commesse governative. Autocarri, motociclette e biciclette, motori per teleferiche e gruppi elettrogeni bloccarono completamente l'attività automobilistica, per la quale era stato costruito un nuovo stabilimento a Desio, alle porte di Milano. A causa di gravi problemi economici, l'attività automobilistica della Bianchi non poté essere ripresa neppure dopo la fine del conflitto. Proprio per cercare di sfruttare il complesso di Desio, l'11 gennaio 1955 venne costituita la nuova società Autobianchi (capitale iniziale 3 milioni) con partecipazione paritetica al 33% della Bianchi, della Fiat e della Pirelli. L'assestamen10 so­cietario fu piuttosto lento, tan­to che il primo modello della giovane marca, la famosa Bianchina, fu pronto solo nel 1957. La distribuzione vera e propria fu effettuata solo nel 1958, anno in cui la crisi della Bianchi fu tanto grave da costringerla a cedere agli altri due soci il suo pacchetto azionario. Comunque sia, la Bianchina, pur riproponendo lo schema e buona parte della meccanica della Fiat 500, si rivelò un buon successo commerciale; nel suo primo anno di vita venne costruita in 11000 esemplari. Fino al 1964 l'Autobianchi produsse esclusivamente le varie versioni della Bianchina. In quell'autunno, però, venne presentata la Primula, una vettura media che, pur utilizzando varie parti meccaniche Fiat, proponeva molte interessanti soluzioni, alcune delle quali d'avanguardia. Nel 1965 fu commercializzata la Primula Coupé che verrà venduta, pur apportandole alcune piccole modifiche, fino al 1970. Un cenno a parte merita il progetto Stellina: si trattava di una cabriolet con carrozzeria in vetroresina e con motore, sistemato posteriormente come sulla Fiat 850, della 600D. L'infelice linea e le modeste prestazioni fecero però in modo che quest'auto non incontrasse il favore del pubblico e la Stellina ebbe vita brevissima. L'assorbimento della Casa da parte della Fiat era intanto diventato un fatto ormai compiuto e, nel 1967, l'Autobianchi venne incorporata con un atto di fusione nel quale entrava contemporaneamente anche la OM. Da quel momento risulto decisamente molto più accentuata la caratteristica di complementarietà dei modelli Autobianchi rispetto a quelli della grande marca torinese. Nel 1969 venne proposta la A 111 che sperimentava la trazione anteriore su un corpo vettura berlina di media cilindrata. Il motore derivava da quello della Fiat 124 S. Dopo qualche mese venne commercializzata la A 112 che anticipava buona parte degli schemi della 127. In questi ultimi quindici anni, durante i quali la Casa, pur continuando ad appartenere al Gruppo Fiat, e passata sotto il controllo della Lancia, la A 112 è state l'unico modello costruito dall'Autobianchi, seppure in varie versioni e con motori di 903 e 1050 cm³. Nella primavera del 1985 e stata sostituita dalla moderna Y10.