targa florio

TARGAMANIA!!!!!

L'ALFABETO DELLA TARGA


Dal Numero Unico della 56^ Targa Florio (Automobile Club Palermo):

UN INCUBO TUTTO ARANCIONE

1972: la quinta Targa Florio cui parteciperò, ma la particolare situazione sportiva automobilistica che si è venuta a creare in questo primo scorcio del mondiale marche, rende l'edizione 72 certamente più importante di tutte le mie partecipazioni passate. La stampa, gli sportivi, le case ed i piloti si sono trovati un pò condizionati da questi «uno, due» Ferrari che nelle prime quattro corse hanno fatto perdere gran parte dell'interesse per quel decantato duello Alfa - Ferrari cui credevo fermamente anch'io. Cosi la Targa di quest'anno si ritrova in mano la carta più valida di tutte le gare della stagione.
L'Alfa Romeo sarà presente in forze, la Ferrari con una o due vetture ma con dei risultati sia su percorsi veloci tipo Daytona che su percorsi lenti tipo Brands Match, da ritrovarsi in ogni caso la vettura da battere.
In questo frangente quelli che dormono i sogni meno tranquilli siamo proprio noi piloti dell'Alfa; tutta la squadra AUTODELTA è esperta della Targa Florio: Vaccarella non ha bisogno di commenti, Elford unico a riuscire a tenere testa a Ninni lo scorso anno, Stommelen sempre velocissimo anche se sfortunato, Hezemans vincitore con Nino ecc. ecc.. Quindi tutti gli sportivi Alfa si aspettano da noi la riscossa nei confronti Ferrari e sicuramente ci considerano tanto superiori come esperienza agli avversar! da dare per scontata la nostra affermazione.
Per fortuna l'esperienza, diciamo «professionale», ci rende capaci di valutare con freddezza anche situazioni come questa; certo le 33 TT dovrebbero essere le favorite, ma la Ferrari 312 P è sempre la macchina da battere e Merzario si sente particolarmente in forma e quindi desideroso di rendere al limite massimo, mentre Munari si sta allenando tanto coscienziosamente a Fiorano che finirà con l'essere il pilota Ferrari più allenato sul prototipo 3000. Se poi scenderà in campo anche una seconda vettura con Larrousse e Redman, ecco che anche la Ferrari si ritrova in mano la squadra vincente al pari dell'Alfa Romeo.
Sono contento che questa edizione . 1972 si presenti cosi avvincente perché forse l'entusiasmo con cui sicuramente il pubblico risponderà domenica 21 Maggio faciliterà decisioni sul futuro della Florio, sia che si tratti di un nuovo autodromo, sia che si tratti di altre iniziative atte in ogni caso a mantenere l'importanza della Targa al livello che merita.
Sono sceso in Sicilia per la prima volta nel 1965, e per prima volta intendo con velleità corsaiole sulle Madonie.
Avevo 23 anni e mi ritrovavo in coppia con Sergio BETTOJA sulla sua Ferrari 250 Le Mans. Tutto questo era merito di Mario Angiolini che attraverso le vetture Alfa del Jolly Club mi stava lanciando (per fortuna con successo) in campo internazionale. La vettura più grossa che avevo guidato fino a quel momento era la TZ 1 1600 dell'Autodelta e poi le Giulia Super TI del Jolly e la mia Brabham F. 3. A ripensarci bene non ero poi tanto emozionato ed il problema di ricordarmi qualcosa dei 72 km. di curve era cosi grosso che in realtà non pensavo neanche alla corsa. Dopo due giorni di giri (ne facevo una decina al giorno), vista l'incapacità di ricordarmi la sequenza delle curve, in coppia con un mio amico milanese che mi aveva seguito nell'avventura, Arnaldo Speluzzi, acquistai qualche tonnellata di vernice arancione, un pennellone gigante e, seguendo l'esperienza acquisita nei rallies cui avevo partecipato con quel fortissimo navigatore che era Luciano Lombardini, feci un giro del percorso lentamente prendendo le note di ogni curva secondo la mia valutazione, cioè: destra veloce 3° più, sinistra medio - veloce seconda, sinistra media lunga attenzione chiude, destra velocissima pieno ed allungo, ecc. Altro giro con lettura del mio amico per correggere eventuali errori di valutazione e quindi ero pronto per modificare il paesaggio cromatico delle Madonie.
In realtà chi dipingeva era il mio amico, mentre io dalla macchina decidevo se fare i segni sulle rocce o sugli alberi o su altri sostegni, con un cerchio per la curva veloce, due per la medio veloce, tre per le lente, valutando che più si andava veloci meno tempo c'era di vedere segni numerosi ed inoltre se qualcuno avesse voluto fare uno scherzo avrebbe trovato difficoltà a coprire uno dei miei marchi. Certo dopo due giorni di pitture lo Speluzzi era diventato arancione lui stesso, però sapeva a menadito il percorso, sicuramente meglio di me, dal momento che lo aveva fatto praticamente a piedi. lo continuai a girare, perfezionando i segni, ma in realtà ricordandomi più facilmente le varie curve, specialmente le più impegnative, poiché prima di arrivarci mi appariva l'immagine del mio compagno arancione impegnato a dipingere in quel punto tre cerchi, quindi...
Sembra quasi una favola alla Fantozzi, in realtà dopo qualche giorno dalla pittura ebbi le prime critiche di altri piloti, i quali utilizzavano i miei segni, ma magari non condividevano con me le valutazioni di certe curve e volevano che modificassi il singolo cerchio con due o viceversa.
Vita dura, ma certamente spensierata e vivere dieci giorni in questo modo sul percorso della Targa, mangiando carciofi crudi, fritti, alla griglia, trovandosi con gli altri piloti in certi punti particolarmente panoramici a discutere e rilassarsi per una decina di minuti prima di riprendere l'allenamento, rappresenta un grande relax nell'attività di una stagione. Penso che quei piloti tipo Stewart, Hulme o Fittipaldi che non correranno mai nella loro carriera alla Targa, perdano un qualcosa che rappresenterà sempre un'esperienza indimenticabile del nostro sport.
Poi, in quél famoso 1965, Bettola lasciò il suo posto a Casoni, per cui Mario ed io eravamo una bella coppia e la stessa Ferrari ci teneva d'occhio. Partii io; pronti via ed, accidenti, là dove c'erano i miei segni c'era una macchina parcheggiata, sul paracarro dove avevo messo due cerchi ci stava seduto un ragazzo che batteva le mani, l'albero che avevo dipinto praticamente tutto di arancione era sostegno di un chiosco di aranciate e bibite e quindi coperto completamente da un tendone antisole.
Però invece dei segni coperti, mi veniva agli occhi l'immagine dello Speluzzi col barattolo di vernice e pennello, che coscenziosamente dava una pennellata sulla sua scarpa ed una sul tronco dell'albero; quindi dopo il primo momento di panico mi resi conto che in realtà mi ricordavo il percorso.
Diedi la macchina a Casoni in quarta posizione con gran felicità del clan Ferrari che vedeva anche un privato e con una gran turismo nei primi posti. Poi un guasto ad un fusibile" fermò Casoni al 9° giro e si perse così un risultato eccezionale per noi. Le esperienze seguenti (1967 e 1970) non mi hanno dato molta soddisfazione, per cui ero perfino arrivato al punto di non voler correre nel 1971. Pensavo che passare tutto quel tempo a provare e poi magari ritirarsi al primo giro sarebbe stato troppo avvilente nel caso fosse successo.
L'anno scorso avevo già rinunciato alla mia partecipazione e fu solo dal brillante inizio di stagione dell'Alfa che mi lasciai riprendere dalla voglia di correre alla Targa. Sapete tutti il risultato dello scorso anno e certamente sono ben contento di aver cambiato idea. Presto scenderò sulle Madonie a rinfrescarmi il ricordo di quel mucchio di curve che oltretutto si assomigliano moltissimo. Ritroverò in quell'entusiasmo di allora, con quell'atmosfera che solo a Cerda e Cefalù si riesce a sentire il giorno della gara e che non esiste in nessun altro circuito del mondo. Un'atmosfera che fa dimenticare tutti i problemi di una gara stradale unica al mondo; polemiche e critiche il giorno della Targa vengono accantonate ed il pubblico stesso con la sua partecipazione valorizza una manifestazione che solo i siciliani sono riusciti a mantenere eccezionale per tutti questi anni.
Andrea de Adamich