ALFA

Nei primi anni del secolo, l'industria francese aveva guardato con interesse al mercato italiano dell'automobile e aveva cercato in vari modi di penetrarvi. Una di queste industrie, la Darracq aveva impiantato a Napoli uno stabilimento di montaggio dove allestire alcuni modelli già prodotti in Francia. Le tiepide accoglienze riservate a queste vetture dal pubblico italiano spinsero la Darracq a cedere nel 1909 i propri impianti, trasferiti nel frattempo alla periferia di Milano, a un gruppo di finanzieri lombardi. Pochi mesi prima, forse per incarico dei nuovi mandanti, il cavaliere Ugo Stella, amministratore delegato della Darracq italiana, aveva incaricato Giuseppe Merosi, che si sarebbe confermato uno dei maggiori progettisti italiani, di studiare due nuovi modelli di vetture adatte all'esigente clientela italiana. Le 4 cilindri 24 HP e 12 HP cominciarono cosi a delinearsi prima ancora che fosse registrata la ragione sociale della società destinata a costruirle. Il 1° gennaio 1910 l'officina del Portello (così denominata per il nome della località ove sorgeva) ebbe un nuovo gruppo di dirigenti che deliberarono la produzione delle 24 HP. Solo nel giugno successivo venne adottata una nuova ragione sociale, quella di Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, da cui sarebbe derivata la sigla A.L.F.A. Quale marchio di fabbrica vennero scelte e combinate tra loro le insegne araldiche della Milano del tempo dei Comuni: la croce rossa in campo bianco e il 'biscione'. La vettura tipo 24 HP fece il suo debutto effettivo nel 1911 e cominciò a distinguersi per le doti meccaniche, di velocità e di tenuta, che avrebbero poi costituito parte integrante dell'immagine dell'Alfa Romeo durante i decenni seguenti. Nello stesso anno fu prodotta anche la 12 HP che, potenziata, fu ribattezzata nel 1912 15 HP; nel 1914, di nuovo modificata, venne contraddistinta dalla sigla 15/20 HP. Nello stesso 1914 fu costruito in numero limitato anche un modello di 6082 cm³ a valvole in testa, la 40/60 HP. Nel 1915 la Banca di Sconto, detentrice della maggioranza del pacchetto azionario dell'A.L.F.A., ne passò la gestione all'ingegnere napoletano Nicola Romeo. Abile imprenditore, tanto sui piano industriale come su quello finanziario, Romeo si trovò, alla fine del conflitto, alla testa di un'importante concentrazione industriale che contava solo a Milano cinque stabilimenti, uno dei quali era quello dell'ex A.L.F.A. Quando lo stabilimento del Portello riprese la produzione di automobili, la 20/30 HP di 4,2 litri e la sua derivata sportiva, la 20/30 ES, apparvero con il nuovo nome di Alfa Romeo.


9^ TARGA FLORIO 1914
L' ALFA di NINO FRANCHINI