targa florio

TARGA PROJECT

ovvero come vorresti la TARGA / or as you would like the Targa?


Spazio riservato al contributo di tutti / Space reserved to the contribution of everybody

Tutte le proposte saranno pubblicate / All the proposals will be published
scrivi a / write to :  webmaster@targaflorio.info

ATTENZIONE QUESTA PAGINA RISALE IN PARTE ALL'INCIRCA AL SETTEMBRE DEL 2001 MENTRE APPONGO QUESTA NOTA SIAMO NEL LUGLIO DEL 2008 NEL FRATTEMPO SAPETE COME SONO ANDATE LE COSE DI CONSEGUENZA CONTINUO A TENERLA PER DEDICARLA 1) ALLE FUTURE GENERAZIONI DICENDO CHE DI GENTE COME VINCENZO FLORIO NE NASCE UNA OGNI 100 ANNI QUINDI ASPETTATE IL 2059 2) A TUTTI COLORO CHE IN QUESTI ANNI HANNO RAPPRESENTATO NEI POSTI DI GOVERNO O DI POTERE IL POPOLO SICILIANO 3) AI NON SICILIANI CHE FACILMENTE AVRANNO UNA BASE SU CUI CALCOLARE IL DANNO  ECONOMICO PROVOCATO DAL MANCATO INTERVENTO

PS ANCHE LE MIE VALUTAZIONI SONO DA RIVEDERE DATO IL MUTARE DEI TEMPI E DELLA LEGISLAZIONE IN VIGORE.

NEL 1990 LETTERA APERTA A QUANTO PARE LETTA E DIMENTICATA:
 

LA PROPOSTA
Il 27 aprile è in programma la 74.ma TARGA FLORIO. Aver portato una competizione automobilistica a tanta 1ongevità penso sia un giusto vanto per 1'organizzatore attuale, anche se per per i puristi accaniti (come mi considero) la "vera" TARGA FLORIO si tristemente chiusa il 15 maggio del '77. Dall'indomani di quel tragico giorno in ogni sportivo è nata l'esigenza di dare alla più bella corsa del mondo una giusta collocazione . Una rinascita dal punto di vista sportivo la si è potuta avere con la formula rallystica nondimeno come dimenticare i potenti bolidi e i grandi assi del volante che dal 1906 hanno contribuito a creare insieme con VINCENZO FLORIO una leggenda. La proposta, diretta non solo all'organizzatore ma a tutti gli sportivi, è quella di istituire un MUSEO DELLA TARGA FLORIO a perenne ricordo di un uomo e del risultato del suo lavoro.

Perchè un museo e perchè dedicato ad una sola competizione sportiva è presto detto.

Perchè la TARGA merita un museo e lo merita la città, un mito ed una leggenda vanno giustamente consacrati. Sono centinaia i musei di automobili ma nessuno al mondo potrebbe vantare un museo dedicato ad una competizione che nell'arco di 71 anni con 61 edizioni svolte sintetizza meglio di qualunque altra cosa la storia dell'automobilismo sportivo. Le grandi marche automobilistiche di cui si fregia l'albo d'oro della TARGA potrebbero essere interpellate per mettere a disposizione del museo un loro modello che abbia partecipato alla gloriosa competizione, e credetemi c'è il meglio dell'automobilismo sportivo (ferrari, Porsche, Alfa Romeo, Lancia, Fiat, Mercedes, Maserati, etc.). Senza tralasciare il fatto che "l'istituzione museo" favorirebbe la raccolta di materiale più vario anche presso privati cittadini, piloti o collezionisti, sportivi o semplici ammiratori di quella che fù una delle competizioni sportive più amate ed attesa da un pubblico il più eterogeneo possibile.   Grazie.

Giuseppe Aldo Lo Giudice.

Ci scrive e pubblichiamo:

Gentilissimo Sig. Lo Giudice

Chi le scrive è il responsabile dell'ass pro ''Targa Florio '' di Cerda

d'accordissimo su quanto Lei dice noi a Cerda da tempo abbiamo allestito nei locali dell'EX Motel Aurim una mostra a carattere permanente abbiamo selezionato Foto, cimeli, libri e tanto altro materiale la domenica siamo sempre aperti e numeroso è il pubblico che ci visita . Se si fa un Museo a Floriopoli siamo disponibili a trasferirci li e a collaborare con chiunque associarci metterci in società donare tutto purché si faccia seriamente. Per quanto riguarda l'autodromo Floriopoli e la sede più naturale Lei dice Buonfornello be siamo sempre li, vede la caratteristica della Targa era quella dei 72 Km. visto che non si può fare con la vecchia formula, a Floriopoli se si fa una pista con molte curve, sali e scendi sarebbe una cosa diversa dagli altri autodromi, l'importante è che un autodromo ci sia, so che qualcosa bolle in pentola certo il fuoco deve essere molto lento perché e dal 1977 che aspettiamo quest'acqua bollente per calarci '' una corsa chiamata Targa Florio'' . Mi auguro che da lassù don Vincenzo ci consigli per il meglio lui ha già fatto molto per la Sicilia ora tocca a noi perché non collaboriamo, lancio un appello al mondo della targa uniamoci confrontiamoci aiutiamo chi ci può aiutare svegliamoci non siamo inerti ci sono le elezioni sfruttiamole ma non con le solite promesse chiediamo i fatti, più siamo e più alta sarà la nostra voce. Certo di Una risposta Sua, aspetto anche la Risposta degli altri,eravamo 800.000 oggi quanti siamo?.

Antonino.Catanzaro1@tin.it

LA TARGA FLORIO.........SOLO UN RICORDO ?


Dare alla Targa una giusta definizione è pressoché impossibile. Sino all'ultima gloriosa edizione degli anni ' 70 era comunemente definita "Gara di velocità valida per il Campionato Mondiale Marche".
Questo sui manifesti affissi ai muri e sulle pagine di Autosprint dell'epoca, ma in realtà non era solo questo.
Era qualcosa di particolare, di indescrivibile,che non aveva uguali in alcun'altra parte del mondo delle corse automobilistiche.
Era un pò una festa, bella e crudele per gli spettatori, e la classica prova del fuoco per vetture e piloti.,
Enzo Ferrari la definiva "maledetta", l' Ing. Carlo Chiti sosteneva, a ragione,che ,se l'impianto frenante avesse resistito su quel percorso, le vetture Alfa non avrebbero più avuto problemi per tutto il resto della stagione corsaiola, mentre la famigerata squadra Porsche ( per via delle consecutive vittorie che mieteva), si limitava a chiamarla " teufechel", ovvero diabolica.
A voler esser sinceri, non avevano certamente torto nel definirla con questi aggettivi sinistri. Non era una corsa di tutto riposo, tanto per i piloti, quanto per i mezzi meccanici che venivano sottoposti a sollecitazioni durissime.
Ma le difficoltà non si limitavano solo a questo. Si, era una festa crudele ed al tempo stesso affascinante: di quel fascino strano, misterioso, che è racchiuso in ognuno di noi, nel più recondito del nostro essere,
come a voler evocare quegli antichi riti dionisiaci che furono dei nostri progenitori greci, e, come tale, essa pervadeva l’animo degli spettatori,dal più grande,al più piccolo.
Veniva disputata generalmente la prima domenica di maggio, e l’attuale autostrada che porta vicino al piccolo circuito, in quegli anni, era ancora nella mente del divenire. Si partiva il sabato e la notte si dormiva in auto. Erano gli anni d’oro dell’automobilismo sportivo. Da Messina,cercavo di essere a Cefalù nel primo pomeriggio per mischiarmi tra i meccanici della squadra ufficiale Porsche che avevano lì il loro quartier generale. Era uno spettacolo indicibile: li si poteva veder lavorare febbrilmente davanti a tutti. Squadre di quattro - cinque meccanici,organizzatissimi,ed altamente specializzati, aveva cura di una sola vettura, sempre la stessa, e di cui ne erano responsabili per ogni e qualsiasi cosa occorresse. Veder dare gli ultimi aggiustamenti a macchine e motori,sentirli in moto, stare accanto a piloti come Stommelen, o Rodriquez, era un ‘avvenimento che non accadeva ogni giorno. La sera giungeva presto e ci si affrettava a cercare un posto che si reputasse buono per vedere la gara dell’indomani. Dormire in auto era un’impresa: vuoi per la gente che durante la notte affluiva da ogni luogo e con qualsiasi mezzo, in quanto il circuito veniva categoricamente chiuso sin dalle sei del mattino, vuoi per le discussioni interminabili e sempre aperte, tra ferraristi,alfisti e porschisti. Tutto sommato, anche il non dormire faceva “ targa “: infatti si respirava aria da “corsa”con il sentire le opinioni di tante persone, anche le più assurde, con pronostici su vetture e piloti che domani mattina avrebbero gareggiato lì, a due metri si e no, dai nostri piedi, ed a volte anche meno. Anche questo era una festa: la distanza tra vettura da corsa e pubblico, a contatto “di strada “ con le vetture in gara. E’ stato calcolato che all’epoca, lungo i 72 Km. del percorso, vi fossero oltre 350.000 persone!!!!! Poi il percorso: forse il vero protagonista della corsa.
Un tempo lo conoscevo discretamente,tanto da definirlo tormentoso, più che tormentato: curve che chiudono di colpo,che sembrano semicurve ed invece si rivelano all’ultimo istante a ferro di cavallo,senza scampo; saliscendi,brevi invitanti rettilinei con finale di curva ad esse o doppia esse,tornanti e tornantini, ed il lungo interminabile rettilineo di Buonfornello ove le potentissime vetture Sport-Prototipo superavano i 300 Kmh!!!! Nell’ultima edizione degli anni ’70 l’Alfa Romeo 33 TT 12,proprio lì ha toccato i 315 Kmh. Non esagero, c’è di tutto e ce n’è per tutti in quei 72 chilometri di corsa . E tutto poteva succedere,contrariamente ad ogni pronostico, come d’altronde accadeva puntualmente ogni anno . L’imponderabile era sempre in agguato, puntuale, dietro ogni curva: pietrisco sparato in mezzo la carreggiata dalla vettura che ha preceduto,nel prendere la curva troppo stretta; un foglio del “ Giornale di Sicilia” con l’elenco dei concorrenti volato via dalla mano del proprietario ed andato a finire,prima sul percorso, e dopo sul muso di una vettura in transito con le conseguenze immaginabili all’impianto di raffreddamento della malcapitata vettura; il solito cane randagio dietro una curva; macchie di olio; sorpassi azzardatissimi in curva, sul filo del centimetro dai muretti, che ogni tanto si andavano a risolvere con l’inevitabile impatto contro gli stessi; e, dulcis in fundo, la famosa temperatura del sole siciliano, che, già a maggio, dalle ore 11 in poi cominciava a non scherzare con quei motori tirati al massimo per vincere: Vincere! Tutti vorrebbero vincere, ma credete, portare a termine una Targa Florio è già una grande vittoria!!
La prima vettura partiva alle ore 9 . Lì, al bivio di Caltavuturo, dopo una salita piena di curve micidiali ,con strettoia ad angolo quasi retto prima d’imboccare un ponte, la strada invita a scendere velocissimi verso Scillato. Il rombo, o meglio, il boato ( per fortuna non c’era ancora l’obbligo del marmittino silenziatore) del tubo di scarico della prima vettura Sport spezzava, in lontananza,il silenzio delle vallate madonite; poi,sempre più vicino, più vicino, sino a passarti davanti ai piedi.
Il terreno vibrava sotto di essi e si era tanto vicini da poter cogliere l’espressione sotto il casco del pilota che passava velocissimo. Questa “ melodia” durava per ore, quasi incessantemente, per tutti i dieci giri del circuito, sino alle ore 15,30 circa. Ho detto prima, quasi incessantemente, poiché ogni tanto, dietro una curva, si sentiva un cozzo metallico,secco, come un tonfo sordo, poi il silenzio: l’imponderabile aveva fatto un’altra vittima!! L’odore del ricino bruciato che si spandeva per l’aria circostante donava quel tocco magico, inebriando ancor di più gli spettatori che sembravano invasati dal dio delle corse ( se mai vi fosse stato).
Sei ore massacranti rese ancor di più da quel tormentoso percorso che non perdonava nessuno e non ammetteva errori, nemmeno il più banale. Dopo i primi tre giri, infatti, i concorrenti si erano già dimezzati , ed alla fine della gara, solo un quarto di essi tagliava il traguardo; i più, recavano addosso alle proprie vetture i segni,tangibili, (è proprio il termine) di un tale percorso.
Poi, un brutto giorno, tutto finì in nome di una presunta sicurezza, nonostante la Targa Florio detenga, a tutt’oggi, il record di sicurezza tra tutte le competizioni disputate nel mondo, dall’inizio del secolo ad oggi.
Alla fine degli anni ’80,per qualche anno,nel mese di ottobre, il silenzio millenario di quella zona venne nuovamente infranto dai tubi di scarico delle auto storiche in gara. E lo è anche adesso ,da qualche anno; ma non è lo stesso fascino di allora. Relegata ormai allo sciocco ruolo della moderna formula del Rally, per le fermate d’obbligo, che le hanno tolto proprio quell’antico sapore di galoppata continua, come io amo definirla, è in ognuno di noi siciliani, un qualcosa che abbiamo irrimediabilmente perduto, ma che vorremmo riavere in quanto nostro patrimonio culturale.
In un passato non molto remoto mi sono recato, da solo, in quei luoghi: sceso dall’auto, al bivio di Caltavuturo, mi sono affacciato a guardare giù verso il “ tornante della casa cantoniera.” Il silenzio sovrastante evocò immagini di vetture da corsa, volti, suoni di quegli anni ormai andati e mi chiedevo insistentemente cosa fosse ormai rimasto di quei tempi gloriosi……
Rimane sempre ,mi risposi, il tormentoso tracciato e….l’imponderabile dietro ogni curva.
Al controllo orario di molti anni orsono,che fu la rievocazione storica degli ottant’ anni della Targa, dopo la bella discesa per Collesano, al pilota che ebbe a lamentarsi col cronometrista perché sulla propria traiettoria in piena curva si trovò, d’improvviso, una capra davanti il muso della vettura, e
conseguente difficoltà a rimanere in strada, così gli rispose un signore messinese accanto a me: “Ma caro amico,la Targa Florio è anche questo”!
Gianni Galletta
MANIAGO (PN)