62^ TARGA FLORIO

23/25 marzo 1978

1
LANCIA STRATOS (#2) - TONY CARELLO / MAURIZIO PERISSINOT
KM.  980,000
2 tappe - 23 (18) prove speciali - iscr. 129 part. 105 class. 62 

2
LANCIA STRATOS  - ADARTICO VUDAFIERI / DE ANTONI
3
FIAT 131 ABARTH  - PASETTI / BARBAN
4

OPEL KADETT GTE  - DARIO CERRATO / GUIZZARDI

5

OPEL KADETT GTE  - LORENZELLI / TUCCINI

6

LANCIA STRATOS  - ANNA CAMBIAGHI  / MELI

7

FORD ESCORT RS - DEAN / DEAN

8
FORD ESCORT RS  - ANGELO PRESOTTO / SGHEDONI
9
OPEL ASCONA  - CAPPELLI / BOGGIO
10

OPEL KADETT GTE  - GERBINO / CRESTO

11ROBERTO CHIARAMONTE Bordonaro - Bertolini (Volkswagen Golf GII)
12"POPSY Pop" LUIGI SARTORIO - Ceraolo (Opel Kadett GTE)
13Montalto - Donato (Alfa Romeo GTV)
14Pons - Zappia (Opel Kadett GTE)
15MARIO De Luca - Varvaro (Volkswagen Golf GTI)
16RAFFAELE Picciurro - Pollara (Opel Commodore GSE)
17Giallombardo - Valenziano ( LANCIA Fulvia HF)
18Dell'Aria - Luna (Fiat X1/9)
19"Hirrera" - Saladino (Opel Ascona)
20PUCCI - Minolfi (Alfasud TI)
21Puglisi - Inga (Alfa Romeo GTV)
22Mazzola - Cushera (Fiat 124 Rally)
23Moro - Girardi (Simca Rally 2)
24Caccamisi - Abate (Fiat 128)
25Giliberto - Picone (Volkswagen Golf GTI)
26D'Amico - Mazzola (Alfa Romeo GTV)
27Allegra - Cinà (Lancia Fulvia HF)
28Lo Jacono - Carrotta (Autobianchi A112)
29Priulla - Pivetti (Opel Kadett GTE)
30Bellanca - Li Pira (Fiat X1/9)
31RAFFAELE Restivo - Marino (Volkswagen Golf GTI)
32Casano - "Steno" (Opel Kadett GTE)
33Donato - Cavallaro (Simca Rally 2)
34Parlavecchio - Villa (Fiat 127)
35Maggio - Leo (Fiat 127)
36Lipari - Lipari (Simca Rally 2)
37Palma - Avorio (Volkswagen Golf GTI)
38"Joker" - "Che" (Alfa Romeo GTV)
39Rizzo - Nicolai (Fiat 124)
40Bortolotti - Musumeci (FORD Escort RS)
41Ghelfi - Isidoro (Fiat 127)
42Pennica - Di Falco (Fiat 127)
43Anello - Messina (Autobianchi Al 12)
44Bottoni - Villano (Simca Rally 2)
45Cicero - Ranzino (Autobianchi Al 12)
46Martinez - MATTEO Crisà (Fiat 128)
47Catalano - "Halifax"(Fiat 124)
48 Giannola - Sciortino (Simca Rally 2)
49Borriello - Leoncavallo (Porsche Carrera)
50Attardi - Russo (Fiat 124 Rally)
51Vitale - Costanza (Simca Rally 2)
52Agozzino - Capraro (Peugeot 104 ZS)
53Barone - De Franchis (Fiat 128)
54Pregliasco - REISOLI ( ALFA ROMEO Alfetta GTV)
55SILVIO D'Angelo - TAGLIAVIA (Opel Kadett GTE)
56Gioia - Calabrese (Autobianchi A112)
57"Tony" - Scabini (Fiat 131 Abarth)
58SERENA PITTONI - Vittadello (Lancia Stratos)
59Teresi - Rizzo (Fiat 128)
60Giambanco - Fiorelli (Fiat 124 Sport)
61Arena - Rossitto (Fiat 124 Rally)
62Mentesana - Modica (Audi 80 GTE)
CAMPIONATO A112

1. FABRIZIO TABATON - Rogano 2. Cerrone - Carnesecchi 3. Boni - Fiori; 4. Cappello - Palazzolo; 5. Del Prete - CIanci ; 6. Giammarin - Conti: 7. ."Corredig"-Sittaro.

«Fiori d'Arancio» per il Rally di Sicilia, che si è «sposato» con la vecchia Targa Florio. Il matrimonio si rivelerà in futuro perfettamente riuscito, nonostante qualche nostalgico ricordi ancora i «bei tempi andati» della corsa di Florio. Non si era mai visto un tempo così «polare» sulle Madonie durante il rally. Freddo e neve fanno rallentare la gara, così che alcune prove speciali sono annullate. Di tutto ciò ne approfitta Tony Carello, che riesce a vincere con la Stratos ufficiale.

 

Il 1978 segna una svolta decisiva per il Rally di Sicilia a cui viene integrata la Targa Florio, che per i tragici avvenimenti del 1977 non si svolge più sul circuito delle Madonie.
Il Rally è vinto da
Carello - Perissinot su Lancia Stratos - Pirelli che precedono di oltre otto minuti la coppia Vudafieri - De Antoni su Lancia Stratos del Jolly Club.
Solo Pregliasco poteva insidiare il vincitore ma, quando si trovava in seconda posizione, era costretto al ritiro per una banale distrazione.
Non ha raggiunto il traguardo di Cefalù la "debuttante" Ferrari 308 preparata da Michelotto con alla guida LIVIERO.
 

Con la nuova Stratos di Maglioli, il neo acquisto del Jolly Club, Vudafieri, con De Antoni, ha colto un ottimo secondo posto.
L' OPEL KADETT GTE  di  LORENZELLI / TUCCINI, quinti nell'assoluto.

Ottimo 6 posto assoluto per la LANCIA STRATOS di ANNA CAMBIAGHI .

Targa da dimenticare per la coppia Pregliasco - REISOLI su ALFA ROMEO Alfetta GTV.

Giovani talenti si affrontano sulle strade della "nuova" Targa ecco Fabrizio TABATON in coppia con Rogano vincitori del Trofeo A 112 e ... 
 

... Gianfranco Cunico.
GLI ISCRITTI
NUMERO UNICO 

SIMBIOSI FELICE di ANTONINO SANSONE Presidente dell'Automobile Club di Palermo

Da un lato, c'erano la rigorosa normativa degli organismi sportivi internazionali, le ragioni della sicurezza, la scontata considerazione che le corse di velocità su strada sono ormai consegnate alla storia; c'era, soprattutto, il ricordo lacerante e tristissimo, dei fatti avvenuti durante l'ultima edizione della Targa; c'erano, insomma, la logica, il buon senso, la responsabilità. Dall'altro, soltanto la passione, il culto di una tradizione prestigiosa e invidiata, il desiderio di non mancare ad un appuntamento il cui significato si impone, da sempre, alla attenzione del sociologo e del cultore della tradizione popolare più che a quella del giornalista sportivo.
Si proponeva, in altri termini, ancora una volta, il dilemma antico tra la ragione e il sentimento con una peculiarità nuova, comunque: che la soluzione appariva, in un certo senso, obbligata sfuggendo al libero gioco e all'accertata prevalenza dell'una sull'altro. A nessuno, infatti, dei componenti il Consiglio direttivo dell'automobile Club di Palermo, tradizionale depositario del difficilissimo ed esaltante onere di organizzare la Targa Florio, era mai venuto in mente, neppure per un attimo, di redigere l'atto di morte della più vecchia e gloriosa corsa del mondo: si trattava, perciò, di trovare il modo migliore per imbrigliare le ragioni sentimentali e ideali entro i vincoli delle necessità pratiche ed organizzative stemperando la passione nella sicurezza, l'ardore nel rispetto delle regole, la tradizione nella realtà.
E la soluzione non poteva certamente consistere nel sottrarre la Targa Florio al suo irripetibile scenario naturale, alle sue strade, ai suoi monti al suo pubblico per consegnarla al grigio anello di cemento, circondato da tubi, di un autodromo: sarebbe stato un rimedio peggiore del male, una tradizione snaturata, una presenza devitalizzata; sarebbe stato un corpo già morto mantenuto in vita vegetativa ed illusoria in un conflitto senza speranza con la Parca fatale. Si imponeva un'idea e l'idea è venuta: La Targa Florio, anziana Signora dalla bellezza miracolosamente preservata dal tempo, avrebbe impalmato il giovane Rallye di Sicilia, il nuovo sarebbe stato innestato nel solco antico in una simbiosi nella quale il prestigioso passato dell'una si sarebbe fuso con la stimolante novità dell'altro.
E' sembrato il modo migliore per perpetuare una leggenda, l'unica risposta all'imperativo categorico che i responsabili dell'Automobil Club di Palermo, da Siciliani e da sportivi prima ancora che da organizzatori, si sono sentiti in dovere di fornire.
Ecco, dunque, la Targa Florio degli anni 80! Se il tentativo è riuscito è prematuro dire: certo è, comunque, che ognuno, quale che sia la sua funzione, anche di semplice spettatore della Targa, deve fare interamente la sua parte perché riesca.

Se è vero, com'è vero, che oltre il segno caduco del tempo, è compito dell'uomo custodire quello che vale, tutti noi non possiamo sottrar-ci a questo compito perché la Targa, qualcosa che vale, continui a vivere.

IL PERCORSO di VICIO AQUILA

Targa-Rally; è questa la nuova veste che la gloriosa Targa Florio assume per continuare il suo cammino intrapreso ben 72 anni orsono.
Quando Florio inventò la sua corsa, già allora, aveva intuito che il migliore banco di prova per le vetture fossero le strade siciliane e, in particolare, quelle strade delle Madonie capaci, con il loro caratteristico fondo e tracciato, di imprimere le maggiori sollecitazioni ad ogni organo sia delle macchine che dei piloti in gara.
Ed il cavalier Florio si batté sempre perché, scenario della Targa, fossero solo le Madonie a lui tanto care da portarlo a rinnegare quelle edizioni della « sua » corsa svoltesi sul circuito della Favorita.
Raccogliendo l'eredità della « Targa », l'A.C. Palermo ha voluto seguire la teoria « Floriana » ed è questo, il motivo che ci ha indotti a cambiare per la settima volta l'aspetto esteriore, pur mantenendo intatta l'ossatura della gara più antica del mondo.
Infatti, se vogliamo esaminare a fondo il percorso che questa 62" edizione seguirà, troveremo gli elementi essenziali e comuni a tutte le precedenti edizioni. Piccolo, medio, grande circuito delle Madonie e Giro di Sicilia sono stati fusi mescolati dando, vita ad una Targa-Rally, quindi per la seconda volta nella sua vita in forma regolarista, che sta per avviarsi da quella Piazza Politeama che, fu in passato, trampolino per le Targhe del dopoguerra abbinate al Giro di Sicilia.
Le Tribune di Cerda ritroveranno l'atmosfera di tante vigilie,, ormai storielle, sia perché le operazioni di verifica ante gara si svolgeranno nel parco retrostante i box, sia perché uno dei parchi assistenza sarà effettuato, proprio davanti ad esse, nelle due, nottate di effettuazione del Rally.
Il più famoso piccolo circuito sarà la sede di ben sei prove speciali denominate «Cerda», «Targa», « Caltavuturo ». E' inutile descrivere il tracciato di queste prove, ormai ben note a diverse centinaia di piloti italiani e no, che, negli anni passati, le hanno percorse impegnati per la conquista della Targa o dell'alloro nel Rally di Sicilia.
Le prove dì « Corvo », « Castelbuono », « Cangi », rievocano il medio e grande circuito e, in linea di massima, per difficoltà di guida, tipo di asfalto e tracciato con curve susseguentesi a ritmo estenuante, ricalcano, seppure in modo più blando, le caratteristiche del piccolo circuito.
La prova di « Feria », una delle più belle prove' speciali, ormai una classica del Rallye di Sicilia, esaspera, nel suo breve percorso, e doti peculiari della Targa, con l'alternanza di salite e discese, di curve e controcurve, spezzate solo da... una serie di tornanti.
Altra prova da vedere, la « Termini », che onorerà ancora una volta la Città di Termini Imerese che fu, per lunghi anni, quartier generale di « don Vincenzo » e della « sua » Targa.
Altre speciali che metteranno a dura prova le doti regolaristiche dei piloti, saranno la « Munciarrati », la « Gibilmanna », la « Collesano », la « Madonna del Palmento »; queste tre ultime con un tratto finale in comune che, dalle alte Madonie, porterà i concorrenti al livello del mare, nelle vicinanze delle Tribune di Cerda, dove, sotto, la Sua magnolia preferita e dal Suo piedistallo, « don Vincenzino » sorriderà ancora soddisfatto di vedere camminare la sua Targa, sulle strade di sempre, rinnovata nella sua veste, ma orgogliosa di potersi chiamare la corsa più vecchia e lenta del mondo.

PERCHÉ LA TARGA CAMBIA FORMULA di NINO VACCARELLA

La Targa Florio continua il suo cammino, ricco di tappe gloriose ed indimenticabili. La corsa più vecchia del mondo, vera antologia automobilistica mondiale, che ha visto nelle sue strade i confronti più emozionanti tra le più importanti case automobilistiche ed i più celebrati piloti, si svolgerà ancora nelle tortuose strade delle Madonie, insostituibili banchi di prova e di agonismo. Non aveva senso infatti trasferire la corsa di Vincenzo Florio in pista, soltanto per assicurarle la continuità e togliendole le sue particolari caratteristiche, che l'hanno reso famosa in tutto il mondo.
La Targa, adeguandosi alle esigenze delle nuove regolamentazioni sportive internazionali, diventa rally e gli organizzatori dell'Automobile Club di Palermo l'hanno abbinata al rally di Sicilia giunto alla sua sesta edizione con parecchio successo, proprio perché continui nel suo tradizionale palcoscenico in veste rinnovata e dignitosa. La Commissione Sportiva Internazionale l'aveva privata dal 1974 del titolo mondiale e dal 1975 addirittura della validità internazionale, perché non rispettava le misure di sicurezza per i piloti e soprattutto per il pubblico e così la manifestazione non aveva riscosso il successo dei giorni migliori e non aveva più visto la partecipazione delle case e dei piloti più famosi. Come è maturata la saggia decisione di mantenere in vita la corsa, per non perdere questo primato di anzianità e di cambiarne formula per ridarle validità e quel titolo internazionale che giustamente le spetta. I rallies, che oggi hanno sostituito le corse su strada con enorme successo e con inalterato interesse tecnico agonistico, attirano la massiccia partecipazione di case e piloti specialmente italiani, che hanno vinto le ultime edizioni del campionato mondiale ed europeo. La Lancia Stratos, la Fiat 131, con i piloti Munari, Pinto, BACCHELLI, Pregliasco, Verini si sono imposte all'attenzione generale, vincendo le corse più importanti e tenendo alto il prestigio del rallismo italiano, oggi all'apice dei valori mondiali..
Il 23 marzo dunque la Targa Florio per la sessantaduesima edizione partirà da Piazza Politeama, dalla stessa passerella di un'altra indimenticabile corsa siciliana, II Giro di Sicilia, e si trasferirà sulle strade delle Madonie per due giorni, per riproporre, con altra formula, lo stesso spettacolo di ardimento e di agonismo. Il pubblico potrà seguire la Targa spostandosi .da una prova speciale all'altra ed in un certo senso sarà impegnato con i piloti in questi trasferimenti in uno scenario notturno costellato dai potenti fari delle macchine. Gli organizzatori stanno mettendo a punto la corsa curandola in tutti i particolari e cercando di eliminare nei ed inconvenienti per assicurarle una perfetta e regolare riuscita che possa evidenziarne le positive caratteristiche tecniche spettacolari in quel programma di rilancio internazionale che possa portarla dapprima al massimo coefficiente del Campionato europeo e dopo alla conquista del titolo mondiale. Si raggiungerebbe così l'obiettivo di ridare alla Targa quel titolo prestigioso che gli fu tolto nel 1974 e di farla rivivere con rinnovato successo, non più come gara di velocità ma come rally, uno dei più caratteristici ed interessanti del mondo, che richiamerebbe lungo i tornanti delle Madonie migliaia di spettatori entusiasti, come ai tempi belli. I paesi e le strade delle Madonie ritornerebbero ad essere affollate e festanti, centri di rinnovato interesse ed entusiasmo attorno ai collaudi ed alle prove dei nomi più famosi dell'automobilismo internazionale.

GLI UOMINI AMANO TRASFORMARE LE CORSE di PINO FONDI

Nella sua lunghissima romantica storia la Targa Florio in ben sessanta delle sue sessantuno edizioni si è sempre svolta come « prova di velocità in circuito stradale », qualunque siano state dimensioni, lunghezza e caratteristiche dei tracciati di gara. L'unica eccezione a « prova di regolarità pura » risale al 1957, quando, per la soppressione delle corse su strada Vincenzo Florio si vide costretto ad optare per questa « formula di transizione » per non far perdere il primato di edizioni della corsa, che deteneva e detiene nel mondo, rispetto alla non meno, celebre « 500 Miglia di Indianapolis ».
L'anno successivo, però, Florio, grazie al suo tetragono carattere e alla sua figura di uomo superiore, che incuteva rispetto e riverenza, seppe dimostrare a Parigi, in sede FIA, come la sua Targa non fosse « corsa pericolosa ». La Targa era una « corsa lenta » perché su circuito stradale chiuso di tali caratteristiche che la differivano dalle altre prove su strada e non si poteva definire « pericolosa » come « mai » è stata, più di altre che lo erano, e lo sono effettivamente.
Cosi, la storia della più vecchia corsa del mondo continuava sempre come prova di velocità in circuito stradale chiuso, mantenendo fede ai concetti floriani.
Dopo sessanta edizioni di « velocità su strada in circuito chiuso » (anche il « Circuito della Favorita » era un tracciato stradale sia pure di piccole dimensioni), la Targa ora cambia formula e caratteristiche, così snaturandosi e trasformandosi.
Per quattro volte la corsa ebbe luogo, sul Circuito della Favorita e per sei volte sul percorso del « Giro di Sicilia », ma furono sempre prove di velocità di notevoli caratteristiche, spettacolari nel primo caso, altamente probatorie nel secondo.
A proposito delle edizioni del « Giro di Sicilia », a parte il fatto che il percorso scelto era veramente terribile per macchine e uomini, si deve ricordare che, per Florio non si trattò di costrizione a un tipo di gara diversa da quella delle Madonie, se consideriamo gli anni 1912, 1913 e 1914. In "quel caso il grande pioniere siciliano, sempre all'avanguardia in tutte le nuove imprese, mise in atto un'altra soluzione per dimostrare che era necessario costruire, delle strade per l'automobile che da li a poco avrebbe avuto larga diffusione. E soltanto con una corsa che interessasse le principali località della Sicilia si poteva richiamare l'attenzione dei responsabili in « alto loco » di quel periodo.
Nelle edizioni del « Giro di Sicilia » del 1948, 49 e 50, Florio mise in palio la sua Targa, perché alle Madonie le strade in buona parte erano ancora dissestate e abbisognavano di nuovi lavori. Ma a parte ciò, vi è pure da considerare che ormai Florio non era più un organizzatore in proprio come ai tempi lontani della sua leggendaria opulenza.
Comunque, la Targa si gareggiava su un percorso di velocità veramente massacrante se si considerano i 1080 Km. di strade varie e impervie di quel Giro di Sicilia.
Nel 1951 la Targa riprendeva alle Madonie dopo i molti ostacoli che Florio riuscì' a rimuovere con la sua tenacia e fu gran festa il 9 settembre di quell'anno. Sembrava di essere tornati agli anni verdi e gloriosi della leggendaria Targa che per altri 5 lustri ancora non avrebbe incontrato avversità.
Sia negli anni pioneristici, come in quelli dell'immediato ultimo dopoguerra, le sei edizioni della Targa al « Giro di Sicilia » furono veramente durissime e straordinariamente probatorie per le macchine e, i loro piloti.

Nella edizione del 1912 l'iniziativa di Florio di utilizzare un percorso stradale che interessasse, tutta l'isola era apparsa troppo audace.
A parte tutto le strade erano delle vere e proprie « carreteras »; cioè delle mulattiere anfrattuose nella maggioranza dei casi. Una prova di velocità in quelle condizioni per macchine con trasmissione a catena, gomme da... scoppio assicurato e assale rigido appariva pazzesca. Ben giustamente, quando lo seppe il buon Ernesto Ceirano ebbe a dire (fa ormai parte, della storie delle corse): « Verrò giù con una macchina che cadendo da un terzo piano non si sfasci! ». Per non essere troppo... mostruoso, Florio comunque decise che il percorso per un totale di 965 Km. fosse diviso in due tappe, la prima da Palermo ad Agrigento e la seconda da Agrigento a Palermo, toccando Messina, Catania, Siracusa. Eppure, ben ventisei macchine si presentarono alla partenza in quella edizione della Targa-Giro di Sicilia; fu una vera strage di gomme, di balestre e di assali, però di esse ben dodici giunsero al traguardo. Queste macchine avevano viaggiato di notte con la pallida luce della luna, quasi tutte senza fari e quelle che li avevano erano ad acetilene. Nel 1913 e 1914 si ripeterono altre due edizioni simili a quella originaria del « Giro di Sicilia », tuttavia i piloti apparvero più preparati ad affrontare le più spietate difficoltà certamente superiori a quelle che si possoo presentare ora in un « East African Safari ». L'interesse verso il « Giro di Sicilia », soprattutto con in palio, la Targa, era stato altissimo, tanto è vero che erano aumentati di numero i partecipanti e tutti assai agguerriti, anche se dopo venivano nella maggioranza dei casi « distrutti » dalle enormi difficoltà stradali.
Dopo quelle tre edizioni della "grande boucle" siciliana veniva chiaramente dimostrato come fosse necessario costruire delle strade nell'isola adatte al nuovo mezzo di locomozione. Purtroppo, quando stava per mettersi in atto un certo tipo di campagna propagandistica a favore delle strade, la guerra accendeva il mondo e tutto veniva accantonato e ridotto al minimo necessario.
Negli anni venti le strade avrebbero assunto altre caratteristiche e il « Giro di Sicilia » ne dimostrava ancora la validità a partire dal 1928, ma la « Targa » era già tornata nei suoi lidi d'origine sin dal 1919.

Negli anni successivi all'ultima guerra la Targa veniva messa in palio ancora per il « Giro di Sicilia » e cioè nel 1948, 49 e 50, soprattutto per non farle perdere il primato di edizioni, e questo è innegabile. Però, malgrado tutto Florio era lo stesso un uomo felice perché soleva dire: « Non è la targa delle Madonie, però, almeno, è una gran corsa che vale quanto quella e chi la vince merita la Targa ».
Quando nel 1951 la Targa tornava alle Madonie, in festa Florio dichiarava contento: « Ora la Sicilia ha due grandi corse di velocità, la Targa e il Giro di Sicilia, cosi come nel 1928; e questo deve essere motivo di orgoglio e soddisfazione per tutti noi siciliani ».
Sono trascorsi ormai parecchi anni e si dice che le cose sono cambiate e i tempi sono mutati, perciò nuove tendenze anche per la vecchia Targa. Ma, a nostro avviso, in realtà sono cambiati gli uomini che hanno trasformato le cose, i tempi sono gli stessi.
E la volontà del fare e disfare è degli uomini, mai dei tempi proprio perché sono perennemente immutabili.

UNA TARGA CHIAMATA RALLY di GIULIO MANGANO

"La Targa Florio numero 62 ha già stabilito un record prima ancora di cominciare: il numero degli iscritti. Sono infatti ben 166 gli equipaggi che, al tirar delle somme, hanno perfezionato la propria adesione alla corsa più antica del mondo. E questo è già un risultato di rilievo che testimonia la ripresa della corsa di Florio. Al di là del semplice dato numerico comunque c'è uno standard qualitativo di primo piano, con le squadre ufficiali EASA, Opel e Ford, con « privati » di grande prestigio, con l'interesse della grande stampa nazionale, e internazionale, con l'attenzione delle Case automobilistiche e della CSI. Insomma siamo già oltre il giro di boa, o — se si preferisce — il « punto di non ritorno » per dirla con gli aviatori. La Targa insomma, dopo aver conosciuto i fasti e il prestigio, del « mondiale marche » e dei piloti di primissimo piano fino all'ultima edizione iridata, quella del '73, era stata costretta a vivere, passivar mente una china discendente che aveva toccato il punto più basso proprio, con la sfortunata edizione dello scorso anno. Le ambizioni di tenere ancora in vita, con una formula per molti versi anacronistica, una corsa famosa nel mondo,si erano spente di schianto in una curva veloce dopo Buonfornello, macchiata emblematicamente di sangue e di benzina." Pur nel turbine delle polemiche e delle critiche comunque si è trovata la forza di guardare realisticamente avanti e di non fermarsi. Si è soprattutto trovato il coraggio di mandare in archivio una formula ormai improponibile come quella della velocità su strada (né c'era obiettivamente alternativa, visto che la CSAI non sembrava intenzionata a dare la propria autorizzazione sportiva cosi come le autorità amministrative quella di polizia) e di intraprendere la via del successo e di fresca attualità che, goda da un lato, di notevole popolarità da parte del pubblico, e dall'altra può vantare l'interesse e la partecipazione, dei grandi costruttori di automobili, le «Case», che profondono impegno non solo, economico per dimostrare la validità delle soluzioni tecniche adottate sulla produzione e, l'affidabilità dei loro modelli di serie, parenti strette delle vetture impiegate in corse. D'altra parte oggi il rally, insieme alla formula uno, è la specialità « top » dell'automobilismo agonistico. Alle vicende dei rallies e delle monoposto di tre litri vengono infatti dedicate, la maggior parte delle pagine dei giornali specializzati, mentre quel mass media eccezionale che è la televisione già da qualche anno manda in onda praticamente tutti i Gran Premi di F. 1, e la competizione automobilistica sta vivendo in tutto il mondo un momento di grande popolarità. " Cambiando formula e tracciato ancora una volta nella sua lunga storia, la Targa Florio, insomma ha trovato il modo di correre con i tempi verso nuovi e più ambiziosi traguardi. Perché, e questo è bene dirlo subito, il prossimo obiettivo per questo megarally è chiaro che. resta la validità mondiale, una aspirazione che è già oggi qualcosa di più concreto di una chimera. Le premesse infatti sono già sufficientemente positive, con la validità per l'europeo conduttori e per il campionato italiano rallies. Se i risultati di questa nuova formula, nata e cresciuta sulla preziosa esperienza accumulata già negli anni passati col Rally internazionale di Sicilia, saranno positivi e incoraggianti com'è lecito attendersi, allora si potrà giocare la carta mondiale, cercando di ottenere all'Italia una seconda gara iridata da affiancare al « Sanremo ». Certamente non sarà un risultato facile da ottenere, anche perché chiaramente in sede CSI ci saranno opposizioni da parte di altri organizzatori che si sono visti fin qui tagliati fuori per la regola che vuole una sola prova di campionato mondiale per ogni nazione. Ma forse, in questo caso, si può avanzare una ipotesi di deroga, vuoi perché l'Italia è giustamente considerata un paese « grande costruttore. » per la sua tradizione sportiva e automobilistica, vuoi perché le nostre case a parte i « mondiali » vinti dalla Ferrari in F. 1 e dall'Alfa con le sport) maggiormente impegnate, la Lancia e la Fiat, hanno dominato nell'ultimo lustro la scena rallistica internazionale in lungo e in largo, vuoi infine (e soprattutto) perché un campionato di rilievo come quello dei rallies ha tutto da guadagnare dal poter annoverare tra le sue tappe più prestigiose un episodio che si chiami « Targa Florio ».
Perché, più che mai e ancora una volta, questo nome magico, evocatore di un passato glorioso e di vicende appassionanti, riesce a suscitare interesse, passione — talora — affetto, per una corsa che al di là del valore storico e sportivo, resta l'estrinsecazione di un'idea: la dimostrazione che un buon automobilista con una buona macchina e un minimo di spirito d'avventura, può andare dovunque. E' la filosofia di Vincenzo Florio, più attuale che mai ad onta delle tante Cassandre automobilistiche dentro e fuori il nostro paese, una filosofia che ancora una volta ha trovato la via e la formula per diffondersi e coinvolgere responsabilmente i veri sportivi.
Cosi non è un caso che se oggi le corse su strada, quelli che erano i « raid » dell'inizio del secolo e poi le galoppate esaltanti su polvere e asfalto, si chiamano con parola anglosassone rally, non è un caso dicevamo — che la Targa Florio abbia deciso di chiamarsi rally anche lei. O non dovremmo chiamare « Targhe Florio » i rally in generale?
Poco importa, il cerchio si chiuderebbe ugualmente.

DALLA SERIE ALLE CORSE di  VINCENZO BAJARDI

Dalle serie alle corse: un concetto sempre valido in automobilismo. Corse considerate un autentico e necessario banco di prova. Per rimanere in Sicilia, basta ricordare che la Porsche, dominatrice per lunghi anni sulle Madonie, ideò una barchetta esclusivamente per correre sul tormentato tracciata siciliano: la 908 MK3. Poi, di riflesso, sulle nostre strade, la Porsche Targa. La Fiat, giustamente, sostiene che è necessario tentare di arrivare a definizioni precise dei rapporti tra il mondo delle corse e quello della serie perché solo sfruttando le sinergie latenti tra i diversi settori della produzione è possibile ottenere evoluzioni tecnologiche rapide senza bruschi salti: per non compromettere l'affidabilità delle soluzioni e che spesso le svuotano di qualsia-si contenuto non appena si passi da un punto di vista e-sclusivamente tecnico a quello commerciale. Appare evidente che il collegamento tra l'attività delle corse e quelle della produzione non è naturale ma deve essere scelto da tecniche e sportive opportune. La Fiat, per ottenere una vettura da rally in grado di vincere il mondiale della specialità ha seguito la strada dello sviluppo progressivo di una vettura di serie: la 131 Mirafiori — sulla base di serie sono state apportate modifiche di tutti i generi ma è importante che si sia voluta conservare l'identità del modello base— La 131 Abarth è stata utilizzata come un vero e proprio laboratorio per collaudare soluzioni futuribili sempre destinate alla serie. In parole più semplici, se la 131 Abarth, modello mondiale, differisce dalla vettura di normale produzione è perché questo modello è simile ad una 131 degli anni '80.
I rallies richiedono da parte della vettura doti di adattabilità non comuni. Anche in questo caso esiste un ben preciso rapporto con la serie. Una vettura di produzione richiede, anche se lo denuncia in modo molto meno spettacolare, identiche caratteristiche di flessibilità d'uso. Non è tanto la mutevolezza del fondo stradale a creare questi problemi quanto piuttosto la variabilità del carico e la necessità di proporre margine di sicurezza attiva tali da assorbire eventuali errori di pilotaggio. Dal punto di vista del progettista le sollecitazioni imposte dalla competizione e quelle proposte dall'uso normale del mezzo si sovrappongono. L'attività del progettista da corsa può rivestire un ruolo complementare rispetto a quello del tecnico di produzione.

Non bisogna dimenticare che un rally, e in particolare quello di Sicilia, è test globale per l'auto: ogni parte deve offrire un perfetto funzionamento; alle prestazioni si accompagna l'affidabilità, ossia la resistenza allo sforzo, là capacità di reggere sino in fondo.
E' passato molto tempo da quando il rally era considerato un raduno, sul tipo di una riunione cicloturistica d'epoca. Oltre alla velocità pura e semplice cominciarono ad avere peso la robustezza, il comfort e la tenuta di strada. Così comparvero le prime squadre finanziate da Case costruttrici e piloti che in tema di abilità e di coraggio non erano secondo a nessuno. Attraverso gli anni furono istituiti un campionato europeo (1953) ed uno mondiale (1973) il primo riservato ai piloti, il secondo alle marche. Oggi il rally ha una struttura molto precisa, per non dire complicata.
Da una parte un'auto, due a bordo, un servizio di assistenza, dall'altra una gara i cui momenti principali si chiamano controllo orario, prova speciale, riordinamento. Ogni vettura deve rientrare in una certa categoria sportiva e montare alcuni dispositivi di sicurezza (dall'estintore al roll-bar); pilota e navigatore formano una unità operativa che per lavorare in tandem abbisogna esperienza e affiatamento; meccanici a bordo di altre vetture seguono la corsa, precedono i concorrenti secondo le direttive di un piano prestabilito, provvedendo ai ricambi di gomme, ai rifornimenti, ai rabbocchi, ad eventuali riparazioni o sostituzioni di accessori. Le prove speciali sono vere competizioni di velocità. La lotta con l'orologio è snervante.
Di rally, ogni anno, se ne disputano a centinaia: neve e ghiaccio, sterrato e polvere, asfalto. Una sfida per tecnici e piloti, una avventura con importanti e delicati risvolti commerciali. Anche i pneumatici sono della massima importanza. Il Rally di Sicilia sta salendo notevolmente di tono: quest'anno gli iscritti sono, comprese le A 112 Autobianchi, ben 166. Numerosi equipaggi e vetture faranno il loro debutto stagionale sulle difficili e tormentate strade siciliane.
Una vettura che vince, che arriva al traguardo, nel Rally di Sicilia - Targa Florio, è una pubblicità immediata e sicura per la Casa costruttrice.

I PILOTI SICILIANI di DARIO PENNICA

Velocità o rallye, questo l'amletico dubbio che si presenta a partire da quest'anno al pilota siciliano che vuole svolgere l'attività agonistica nell'isola.
Sino allo scorso anno infatti, si svolgeva indifferentemente una attività che andava dalle gare in pista a quelle in salita ai rallies, e con la stessa vettura con la quale si prendeva parte, al Trofeo Bazan a Pergusa, si andava alla Cefalù - Gibilmanna e successivamente ci si presentava alla partenza del Rally di Sicilia, magari in coppia col compagno d'avventura alla « vecchia » Targa Florio.
Oggi invece, sia per evidenti problemi di costo, che per una certa mentalità semi-professionistica che caratterizza il pilota nostrano. sempre più deciso ad imporsi in un determinato settore e sempre meno propenso ad « imbastardirsi » correndo dove capita, fa come suddetto una scelta.
Scelta che comunque è difficile da effettuare visto che dei velocisti si presentano alla partenza di questa « Targa Florio - Rally » tanto per divertimento, vedi Ceraolo e « Popsy-Pop » (sono alla guida di una Kadett Gr. I prestata da Bellanca e preparata da Carenini), mostrando, un certo interesse, verso questa specialità che certamente rappresenta il domani dell'automobilismo sportivo date le sue caratteristiche di avventura e spettacolarità proprie delle corse su strada.
Lo scorso, anno, dei velocisti puri come Roberto Chiaramente Bordonaro, campione uscente siciliano, del rallies, o Raffaele Restivo, vincitore del Rally Mare e Monti oltre che della Targa Florio e da sempre primo dei siciliani al rally madonita e scusate s'è poco, insieme a Giancarlo Barba e Mario, De Luca, altri due velocisti, aiutati da Floridia formarono un piccolo ed intraprendente « Team » che con le piccole GOLF GTI I, 6 Gr. I vinse dappertutto. In questa stagione invece il Team ha mostrato più interesse verso i rallies, e grazie all'aiuto di alcuni sponsor e all'accordo con la scuderia Ateneo prenderà parte ai principali rally del sud.
Sempre nei rallies le maggiori soddisfazioni per l'automobilismo siciliano.
Alberto Carretta, 25enne studente di Ingegneria Meccanica e neo consigliere dell'AC Palermo, grazie ai suoi splendidi risultati delle due ultime, annate, a partire dal Rally del Sole di Siracusa farà parte della squadra ufficiale del team Opel - Mobil alla guida di una Kadett Gr. 2. Ma la velocità non è stata da meno. I catanesi Grimaldi, Barberio, « Bojlinger » sono stati insieme, al saccense « Caterpillar » e ai palermitani Caci, Adamo, Gravina, Spatafora e a tanti altri, che non possiamo ovviamente qui elencare, i protagonisti della stagione agonistica conclusa, cosi come lo saranno, assieme alle nuove leve di quella oramai prossima.
Gente come Nino Runfola, Pippo Virzì, Franco di Lorenzo (assente quasi tutta la trascorsa stagione a causa di problemi di salute felicemente risolti), l'intramontabile Don Totò Cagliano, figura ormai carismatica dello sport-auto siciliano, confermano sempre il loro valore e sono l'immagine di un costante spirito genuino di combattività e dilettantismo puro che esalta le doti del nostro sport. E quando si parla di dilettantismo voluto, non si può non parlare dei fedelissimi del Rally di Sicilia, i ragusani Arezzi - Schembari che si ripresentano quest'anno al via della Targa Florio, non con la solita Mini Cooper ma con una vettura diversa: una... De Tomaso 1300.
Parlando solo di loro ovviamente commettiamo un ingiustizia nei confronti di tanti altri piloti altrettanto appassionati e validi, ma che, per elencarli tutti ci vorrebbe un capitolo a parte.
Vogliamo invece segnalare la smania automobilistica ch'è sorta nei paesi delle Madonie da sempre centro di un bel po' di competizioni, e di Castelbuono soprattutto dove da circa tre anni un drappello di entusiasti, tra cui un italo americano di oltre cinquantanni, partecipa al Rally e ad altre competizioni sospinte dal paese che sotto forma di sponsorizzazione che sa più di « volontà di fare » aiuta i propri piloti che si cimentano con vetture valide quali i Fiat Abarth 124 gr. 4 (ne hanno ben due). E vogliamo dirveli i nomi di questi « protagonisti », che sono Martorana e Prisinzano (Martorana lo scorso anno al Sicilia realizzò il secondo miglior tempo alla Feria dietro a DARNICHE!, Prestianni l'intraprendente americano, Mazzola e qualche altro giovane ancora.
I palermitani Silvio D'Angelo, di cui tanto si parla bene in campo rallistico, Raffaele Picciurro, passato anche, lui dalla velocità ai rallies acquistando una Opel Commodore (appartenuta a due tra i più popolari piloti: Giugiù Crescimanno e Grazio Rubino), per la quale ha abbandonato la Coppa R5, insieme ad un altro eclettico rappresentante di questo settore, Giovanni CHIAPPISI, hanno formato una squadretta col preciso intento di fare esperienza e aiutarsi reciprocamente nel coso dei rallies a cui prenderanno parte,.
Insomma in Sicilia si è ad una svolta che divide i piloti in due grandi categorie finalmente venutesi a formare; i velocisti e, i rallisti, anche se il rapporto è interscambievo-le in quanto il fine in questo ambiente, goliardico e ricco di agonismo, aldilà dei disaccordi che possono nascere nel corso della stagione vi è il solo fine di partecipare, divertirsi, forse perché inconsciamente ispirati ad una legge, De Coubertiana, per la quale il partecipare è più importante del vincere.
A questi personaggi, a questi più o meno giovani praticanti, per i quali il più delle volte il vedere il fatidico striscione d'arrivo è più significativo della coppa e del trofeo, non possiamo non augurare un in... bocca al lupo, di vero cuore.

DOVE ERO ? Non ricordo.

Nel corso dell'anno ricordo anche una puntatina a Pergusa, la Collesano - Piano Zucchi e la Cefalù Gibilmanna. Si corre a novembre il 2^ Rally della Conca d'oro, manifestazione che, come vedremo,  nel corso degli anni riuscirà ad imporsi nel calendario nazionale.

Il Carnet di bordo.